Immigrati, il numero sale a 5.000

Di Cesare: cittadinanza onoraria ai figli degli stranieri residenti in città

L’AQUILA. Una crescita esponenziale, quella degli immigrati, in città. Negli ultimi due anni da 4mila hanno toccato soglia 5mila. Un fenomeno legato, per lo più, alla manodopera impegnata nella ricostruzione, che necessita di monitoraggio e attenzione. E proprio per evitare problemi di integrazione sociale, “Appello per L'Aquila” ha lanciato una prima proposta: un ordine del giorno, da porre all'attenzione del consiglio comunale, per attribuire la cittadinanza onoraria a tutti i figli di immigrati nati in Italia e residenti stabilmente nel comune dell'Aquila. «Un atto simbolico», lo definisce Ettore Di Cesare, capogruppo in consiglio di “Appello per L'Aquila”, «un riconoscimento che è già stato attribuito in molti altri comuni. Lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel discorso di fine anno, ha posto l'accento sulla necessità di riformare la legge nazionale, dando un riconoscimento ufficiale ai nati nel nostro Paese, al di là della nazionalità dei genitori. Il fenomeno dell'immigrazione, all'Aquila, è in notevole aumento: sono 5mila, contro i 4mila di qualche anno fa, gli immigrati che vivono in città e stime prudenti indicano un ulteriore crescita per l'immediato futuro, fino a toccare la soglia degli 8mila stranieri, il 13% della popolazione aquilana». Dati che impongono, secondo il rappresentante di “Appello per L'Aquila” una riflessione seria: «Occorre una pianificazione mirata, seguita da una politica di accoglienza», afferma Di Cesare, «per evitare l'insorgere di problemi sociali, che rischiano di sfociare nell'aumento della micro-criminalità. È fondamentale favorire l'integrazione, perché c’è già il sentore di un malessere sociale che deriva dalla scarsa integrazione». Centinaia di nuclei familiari si sono trasferiti all'Aquila per lavorare alla ricostruzione: romeni, albanesi e nord-africani. «Un flusso massiccio», incalza Di Cesare, «che va governato pianificando l'accoglienza abitativa, scolastica e sanitaria».

Monica Pelliccione

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