Inchiesta neofascisti, atti al Riesame

Al vaglio del tribunale le richieste di scarcerazione presentate da alcuni legali

L’AQUILA. Al vaglio dei giudici del tribunale del Riesame gli ordini di custodia cautelare con i quali la Procura aquilana e i carabinieri del Ros hanno smantellato un’organizzazione neofascista che, stando alle intercettazioni, stava per organizzare attentati e sovvertire l’ordine pubblico con lo scopo finale di prendere il potere. Un’organizzazione di esaltati, probabilmente non in grado di commettere le stragi ipotizzate, ma le cui conversazioni fanno rabbrividire.

Sono 44 le persone indagate, alcune delle quali arrestate, con a capo Stefano Manni, un ascolano di 49 anni residente a Montesilvano, molte delle quali sono state già ascoltate dal giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila direttamente o per rogatoria.

Le istanze al Riesame sono state avanzate dai legali dei principali accusati non tanto nella speranza di poter ottenere la scarcerazione ma per imporre ai pm, come prevede la legge, di mostrare le carte in loro possesso e capire quali sono le prove che hanno in mano.

Che si trattasse di una gang pericolosa ma fatta di persone dalle discutibili qualità lo si arguisce da alcune dichiarazioni rilasciate alla Stampa di Torino, dall’ideologo 93enne Rutilio Sermonti, anche lui indagato in questa indagine. «Manni», dice «è solo un millantatore, che riempiva i discorsi di fregnacce, uno cui piaceva sentirsi qualcuno. Ma per essere qualcuno bisogna avere fatto qualcosa...».

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