Jazz e pioggia insieme tra strade e palazzi 

Il maltempo frena in parte il successo dell’iniziativa di Fresu

L’AQUILA. Musica per resistere e musica che resiste, anzitutto alle variabili del meteo che hanno costretto gli organizzatori del “Jazz italiano per le terre del sisma” (nella fotocronaca di Raniero Pizzi) a fare qualcosa a cui, in verità, dovrebbero essere abituati: improvvisare. Un summit del giorno prima aveva predisposto un “piano B” al Ridotto del teatro comunale per alcune postazioni all’aperto come piazza Chiarino e Largo Pischedda. Poi, il tira e molla prima del concertone finale all’Emiciclo, con Simona Molinari, Petra Magoni e Ambrogio Sparagna e, soprattutto, con i tecnici del suono a fare i conti con la pioggia che ha di fatto rallentato i sound-check e le operazioni di allestimento del palco, ritardando di un’ora l’avvio della sessione serale.
LA VIGILIA. E dire che la tappa conclusiva della quarta edizione della maratona, dopo Camerino (Macerata), Scheggino (Perugia) e Amatrice, ha registrato una vigilia e un’apertura degna delle edizioni precedenti. Sabato, l’anteprima a piazzetta del Sole con Piero Odorici, Roberto Rossi, Roberto Tarenzi, Sefano Senni e Adam Pache, un crescendo di pubblico davanti a una jazz band resident, per un concerto serale in collaborazione con Umbria Jazz club e Italia jazz club. Poi una jam session con ospiti d’eccezione, tra cui Max Paiella, voce nota al pubblico di RadioRai. Poi, il testimone è arrivato a piazza Chiarino, raccolto da dj Rocca, bravissimo nello scegliere il giusto “mood” di notte. Con selezioni di jazz dal “classico-rivisto” al funk, al crossover, passando per il jazz-pop fino a toccare tutte le evoluzioni contemporanee.
L’OUVERTURE. Significativa anche l’apertura vera e propria con la magia dei “100Cellos”, ensemble sperimentale di violoncelli con arrangiamenti dinamici e originali. Anche qui, ottenuto il via libera per utilizzare la basilica di San Bernardino dopo una mediazione con il rettore padre Daniele Di Sipio, l’allestimento del concerto è stato tutt’altro che agevole, dal momento che vi si è celebrata la prima messa del mattino a cui ha fatto seguito una corsa contro il tempo per spostare i banchi. Inoltre, uno dei pulmini in dotazione dell’ensemble si è fermato sulla strada da Teramo (sabato avevano suonato lì). Tuttavia, sono bastati pochi minuti di attesa dopo le 10, orario del via ufficiale, per rimettere le cose a posto. Musica classica sulle prime battute: si è partiti con una celebre Suite in re minore (Hwv 437) di Handel, per tuffarsi sulle note di Bach (“il primo jazzista della storia”) secondo il giovane teramano Enrico Melozzi, alla guida dei “100Cellos” insieme al più navigato Giovanni Sollima. Poi, spazio al celebre canto alpino “Signore delle Cime” e finale sulle note di “Nkosi sikelel iAfrika”, brano popolare sudafricano come colonna sonora della resilienza, del rispetto e dell’accoglienza. Un messaggio universale contro il razzismo, in linea con l’impegno del direttore artistico Paolo Fresu, da tempo vicino alle politiche dell’accoglienza, anche con azioni concrete, come la recente visita a Marsiglia della nave Aquarius. Gli archi e le corde vocali a scaldare una basilica di San Bernardino piena come in poche occasioni. «Siamo qui per la ricostruzione e per la musica che è capace di tendere la mano a tutto quello che la vita ci presenta, andando oltre il dolore e la fatica», ha detto Fresu, salutando la città, insieme al sindaco Pierluigi Biondi e a direttore generale degli eventi dal vivo del Mibact, Onofrio Cutaia, per conto del ministro.
CASA DELLO STUDENTE. Ben riuscito anche l’intervento musicale del cantautore Joe Barbieri che ha presentato il suo album “Origami” nella postazione allestita davanti alla Casa dello studente. Ad accogliere gli appassionati, Antonietta Centofanti: «Noi familiari delle vittime abbiamo bisogno di una comunità che sappia curare la memoria e che sappia trasformare la memoria in coscienza civica, per evitare che tragedie come quella dell’Aquila, così come le altre in Italia, non si ripetano», ha detto.
POMERIGGIO IN SORDINA. Tutte le postazioni attive tra le 14 e le 16. La pioggia e le temperature serali hanno però in parte rovinato la festa. Non benissimo neanche gli affari di ambulanti e stand in centro specie in piazza Duomo dove il colpo d’occhio è stato ben diverso rispetto a quello delle passate edizioni. «Peccato», ha commentato Alberto Capretti di Fiva-Confcommercio. «La mattinata era iniziata nel migliore dei modi e tantissima gente si è vista in centro. Il pomeriggio abbiamo invece dovuto fare i conti con il tempo incerto che ha rovinato buona parte della stagione estiva. Ho dovuto chiudere e riaprire a più riprese». Difficoltà anche per le bande di strada costrette ad accorciare i percorsi.
©RIPRODUZIONE RISERVATA