il lutto

L'Aquila, è morto Botta, il progettista della Casa dello studente

Il decano degli ingegneri aquilani si è spento all’età di 95 anni. Era uscito dal processo per il crollo che causò 8 vittime a causa della malattia

L’AQUILA. Alla vigilia della celebrazione del processo di appello per il crollo della Casa dello Studente, è morto colui che progettò quell’edificio. Infatti è deceduto a quasi 95 anni l’ingegnere aquilano Claudio Botta. Ieri sono stati celebrati i funerali nella chiesa parrocchiale del Torrione.

Botta, per la verità, era finito sotto inchiesta per quel crollo che causò otto vittime in quanto i periti di difesa e accusa hanno sempre indicato nelle carenze progettuali di quell’edificio realizzato nel 1965 la principale causa della tragedia.

Il pm Fabio Picuti, che chiese e ottenne il processo per alcune delle persone inizialmente imputate, durante un suo intervento in udienza fu perentorio nei suoi riguardi. «Colui che nel 1965 ha progettato la struttura», disse Picuti, «ha realizzato telai che resistevano in una sola direzione, non ha previsto una proiezione ortogonale determinando in maniera erronea le forze che potevano agire sull’edificio. Una violazione gravissima di una norma specifica già codificata nel 1937. Ha fatto un abuso edilizio, ha consentito che venisse fatto un ulteriore piano seminterrato rispetto al progetto. Non solo calcoli inadeguati ma aggravati dal piano non previsto. Il cemento armato era scadente ma anche con il calcestruzzo della migliore qualità il palazzo sarebbe comunque crollato». Queste le accuse mosse da Picuti che, ovviamente, furono supportate da perizie.

Queste accuse non sono mai state contestate a Botta in modo ufficiale nel senso che la sua posizione, per gravi motivi di salute, fu subito stralciata. Per la verità, secondo la Procura, anche altre persone che parteciparono alla realizzazione dell’edificio – ma si tratta di persone decedute ben prima del crollo della Casa dello Studente – dovevano finire sul banco degli imputati. Sempre per motivi di salute in precedenza era stata mandata in archivio un’altra inchiesta su un crollo, stavolta senza vittime o feriti, nella quale era rimasto coinvolto il medesimo ingegnere Botta. Si tratta del decano degli ingegneri della città, che ha legato il suo nome a diversi edifici realizzati negli anni d’oro del boom economico. Un personaggio molto conosciuto che ieri è stato ricordato con messaggi di cordoglio dagli Ordini professionali degli Ingegneri e degli Architetti che si sono stretti al dolore dei familiari.

Intanto, domani, a meno dei consueti problemi di notifiche mai fatte, inizia il processo di secondo grado. In tribunale compariranno le quattro persone che furono condannate in primo grado per omicidio colposo plurimo. Si tratta di coloro che realizzarono i restauri nel 2000, i tecnici Domenico Bernardino Pace, Pietro Centofanti, Tancredi Rossicone, i quali hanno presentato ricorso per ottenere l’assoluzione sostenendo che quei lavori non ebbero nessuna incidenza nel crollo. E di un amministrativo, Pietro Sabastiani. I primi tre furono condannati a quattro anni di reclusione mentre due anni e mezzo furono inflitti a Sebastiani.

La Corte d’Appello ha fissato questo processo su sollecitazione delle parti civili che volevano evitare sul nascere il rischio della prescrizione. Il processo verrà trattato in camera di consiglio. Sono 21 le parti civili ammesse, compreso il Comune, costituzioni che riguardano non solo i familiari delle otto vittime ma anche i superstiti, alcuni dei quali rimasero feriti con conseguenze permanenti.

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