L'Aquila, abusa di una minorenne e spia la famiglia: indagato

Nei guai aquilano di 36 anni al quale vengono contestati anche atti persecutori. La Procura gli muove pure l’accusa di accesso illecito al sistema informatico

L’AQUILA. Un giovane aquilano di 36 anni, residente in una frazione che si trova nella zona ovest della città, è indagato per una serie di reati che vanno dalla violenza sessuale su una minorenne agli atti persecutori sulla famiglia di lei, accesso abusivo al sistema informatico, possesso di materiale pedopornografico. Una vicenda scabrosa per la quale (al fine di tutelare la riservatezza della parte lesa) non è possibile rivelare le generalità del sospettato. Il tutto a fronte di episodi che, se provati, potrebbero comportare oltre dodici anni di carcere.

L’uomo, dunque, è sospettato di avere ripetutamente palpeggiato una minorenne nel mese di marzo del 2013. Come se questo non bastasse avrebbe anche commesso una serie di atti persecutori nei confronti della famiglia della minorenne creando a costoro un fortissimo stato d’ansia. La magistratura, inoltre, contesta al sospettato di essersi procurato delle immagini pedopornografiche che riproducono, per l’appunto, delle persone con meno di 18 anni. Un altro comportamento contestato al giovane aquilano è l’avere spiato, tramite strumenti informatici, la vita privata della famiglia presa di mira.

Ma la cosa, che per certi aspetti ha sorpreso gli investigatori, è la fantasia con la quale il giovane accusato, tramite un’intrusione al sistema informatico per via del suo lavoro, ha addirittura registrato presso un ente l’esistenza di un rapporto di lavoro (mai esistito) tra il padre della minorenne e una donna che probabilmente nemmeno conosceva. Insomma un lavoro di estrema fantasia pur di creare disagi a quella famiglia che, probabilmente, lo aveva già denunciato per il reato più grave di tutti che gli era stato contestato, quello di violenza sessuale. Il giovane aquilano, infine, è accusato anche di una simulazione di reato. Infatti presentò una denuncia alla polizia postale sostenendo di essere stato oggetto di un’intrusione informatica non provata. Le accuse sono ancora tutte da dimostrare e per questa ragione i due avvocati che assistono il 36enne hanno chiesto e ottenuto dal magistrato che venga disposta una perizia a tutto campo sulle accuse all’indagato che, tra l’altro, è incaricato di pubblico servizio.

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