L’Aquila aspetta: niente svolta per la ricostruzione

Il 2013 se ne va senza l’avvio dei cantieri in centro storico Nuova inchiesta della Procura sugli appalti per le chiese

L'AQUILA. Il 2013 doveva essere l’anno della svolta – positiva – per la ricostruzione. Doveva. In realtà un po’ di cantieri in giro cominciano a vedersi ma dire che la città sta rinascendo sarebbe solo una pietosa bugia. La verità è che il terremoto non solo è stato dimenticato dal resto d’Italia (e questo potrebbe anche starci in base all’assunto che ognuno si azzuffa ogni giorno coi propri guai, piccoli o grandi che siano) ma, e questo è più grave, non è più un problema per il governo e il parlamento. Un esempio lampante di un tale disinteresse è quello che sta avvenendo in questi giorni. Un ministro, Massimo Bray, prende un burocrate dello Stato, Fabrizio Magani (che come direttore regionale dei beni culturali pare si sia fatto apprezzare) e dall’Abruzzo lo spedisce a Pompei per far rinascere una città morta da duemila anni. Così facendo lo sottrae a una città viva fino a 5 anni fa e ora, anche a causa del ministro, destinata a morte certa. C’è da giurarci che quando L’Aquila sarà defunta, lo stesso ministro o un suo successore manderanno un burocrate-becchino a scavare la fossa. Dunque c’è poco da sognare. Nel 2014 qualche altro cantiere sarà aperto ma di soldi se ne vedranno pochi e quei pochi saranno sempre una gentile concessione di cui i politici di turno si glorieranno per strappare qualche voto a chi ancora mostrerà di credergli. Si chiude quindi un anno in cui la disillusione si è fatta pane quotidiano: pochi soldi, poco lavoro, sempre meno giovani disposti a restare all’Aquila , tanti disoccupati. Per il resto abbiamo avuto un nuovo prefetto, un nuovo questore, un nuovo arcivescovo, una nuova rettrice. La speranza è che una volta tanto cambiando carte si abbia un risultato diverso. Per ora i segnali sono contradditori. Ci sono stati invece lo stesso sindaco, lo stesso presidente della Provincia e lo stesso presidente della Regione. Al di là delle solite risse verbali e di qualche gioco di prestigio la musica è sembrata sempre la stessa. La cronaca ci ha riservato un duplice omicidio con l’assassino che ora rischia di tornare libero per i soliti misteriosi intrecci della giustizia. C’è poi stata la condanna per il crollo della Casa dello studente (otto giovani vite spezzate) e per gli isolatori sismici (alcuni sono risultati non adeguati). Assoluzione invece per la protesta delle carriole della primavera 2010 e per la manifestazione di Roma nel luglio dello stesso anno. A fine 2013 annuncio di botti: un’inchiesta sull’affare puntellamenti e una sugli appalti, con la Curia coinvolta. Le nubi all’orizzonte sono nere, ma l’attesa di una schiarita resta. Come direbbe Papa Francesco: non lasciate morire la speranza. (g.p.)

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