L'Aquila, assolti i manifestanti presi a manganellate

Cade l’accusa di resistenza, il pm aveva chiesto condanne per i tre imputati Cialente soddisfatto: «Si chiude una brutta storia italiana nei confronti dell’Aquila»

L’AQUILA. Si è chiuso con tre assoluzioni «perché il fatto non sussiste», il processo in tribunale a Roma per il corteo del 7 luglio 2010, quando oltre 5mila aquilani provenienti dal capoluogo invasero la «zona rossa» dei palazzi delle Istituzioni della Capitale per chiedere un’accelerazione alla ricostruzione post-sisma e sostegno all’economia terremotata. Una delle più grandi mobilitazioni popolari nella storia della città.

Per i giudici, dunque, sono innocenti i tre imputati accusati a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata (perché in concorso) e violazione delle leggi sulla pubblica sicurezza: si tratta di un aquilano, Francesco Camizzi, 25 anni (assistito dall’avvocato Gregorio Equizi), e due romani, Gabriele Contenti e Giovanna Cavallo. Nell’udienza di ieri è stato concluso l’esame dei testimoni della difesa, in particolare dell’ex deputato Giovanni Lolli e dell’esponente del comitato 3e32 Sara Vegni, entrambi presenti al corteo. Al termine dell’istruttoria il pm aveva chiesto la pena di 9 mesi di reclusione per Contenti, 6 mesi per Camizzi e 15 giorni per la Cavallo. Dopo essersi riunito in camera di consiglio, tuttavia, il collegio ha decretato l’assoluzione per tutti.

«Siamo stati fortunati a trovare un presidente e giudici a latere molto attenti, in grado di cogliere come realmente si sono svolti i fatti», ha commentato l’avvocato Equizi. «In quella manifestazione gli aquilani portavano per la prima volta la protesta post-sisma a Roma e hanno trovato un’accoglienza ostile delle forze dell’ordine». Al termine dell’udienza un gruppo di cittadini del comitato 3e32 ha festeggiato fuori dal palazzo di giustizia. «Sono contento perché si chiude un’altra pagina che ha caratterizzato la brutta storia dell’Italia nei confronti dell’Aquila». Così il sindaco Massimo Cialente ha commentato l’assoluzione. «Togliendo gli oltre 17mila volontari che sono venuti nei primi giorni», aggiunge, «per il resto siamo stati sempre lasciati soli senza che nessuno capisse mai niente della città, del dramma che vive, del senso di responsabilità e della compostezza degli aquilani». Il primo cittadino ricorda che in quel corteo con oltre 5mila cittadini rimasti senza casa «fummo anche noi Istituzioni a essere malmenate, io compreso. Ogni giorno mi convinco che questa tragedia la stiamo vivendo tutta da soli, schiacciati nello scontro tra destra e sinistra». In ultimo, Cialente ricorda che alla sbarra è andata «anche la protesta delle carriole. Sono vicende che hanno sfiorato il ridicolo», sottolinea. Soddisfatti dell’esito anche l’ex parlamentare Giovanni Lolli e Stefano Albano segretario cittadino del Pd.

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