L'Aquila capoluogouna legge speciale

L'Aquila e il suo ruolo di capoluogo di regione: si riapre il dibattito. Lo spunto lo ha dato il sindaco di Pescara che ha proposto una legge regionale ad hoc per "L'Aquila capoluogo" sulla scia di quanto fatto dal governo nazionale per "Roma Capitale". Dunque fondi per infrastrutture, iniziative culturali, valorizzazione turistica. La proposta di D'Alfonso ha subito suscitato reazioni politiche: favorevoli dal centrosinistra, critiche dal centrodestra che ha parlato di "propaganda elettorale". La proposta ha però dato lo spunto per una riflessione sull'Aquila e il suo sviluppo socio-economico futuro. Il dibattito è aperto.

L’Aquila capoluogo,
ora occorre passare ai fatti


Ezio Rainaldi *


Ho letto con interesse l’intervento del dottor Rinaldo Tordera pubblicato sul «Centro» dell’11 ottobre scorso, dal titolo: «L’Aquila capoluogo, una sfida». Sono anni che la Confindustria sostiene che bisogna usare la conoscenza per produrre valori e vantaggi competitivi, e sono ormai anni che imprenditori, politici, economisti, ripetono che il futuro è in alcune ormai parole magiche: «fare sistema», «fare squadra», «fare un salto culturale».
 
Se tutto ciò viene sostenuto (e ricollegato ad una proposta di legge sull’Aquila capoluogo) da un importante esponente dell’economia della nostra città, qual è il dottor Tordera, allora sì che il messaggio diventa, come si usa dire, «innovativo».

 L’intervento del dottor Tordera è un importante contributo che mi auguro possa aprire un dibattito costruttivo sul futuro della nostra città e della nostra regione. «Innovativo» soprattutto perché l’intervento mi sembra dai toni e contenuti di forte impegno politico, cosa assai rara per i direttori di banca usualmente abituati a parlare di Basilea 2, tassi di interesse e numero di conti corrente, lontani dai problemi del territorio.
 
Non posso però sottrarmi dal portare un mio modesto contributo al dibattito.
Ritengo necessario che quanto sostenuto nell’articolo venga sviluppato e riempito di contenuti da ognuno di noi per la sua competenza. Altrimenti c’è il rischio che tutto ciò venga strumentalizzato politicamente e fatto rimanere come una serie di slogan. E allora che fare?
 
Per primo, sgombrerei il campo da strumentalizzazioni politiche e quindi superato il 14 ottobre, data fatidica per le elezioni nel Partito democratico, stimolare i nostri politici affinché la proposta di legge sull’Aquila capoluogo sia riempita di contenuti, di proposte concrete e... voti e risorse finanziare sufficienti.

Secondo, individuare chi e come deve fare squadra, rete, sistema. Ne dico alcuni: imprese, banche, università. Se ognuno riuscisse a fare lo sforzo di fare bene il proprio mestiere e fare scelte e proposte concrete, allora la politica potrà ed anzi avrà l’obbligo di metterle in rete, di creare bacini ampi entro i quali portare lo spostamento delle persone, come giustamente sostiene il dottor Tordera. Evitiamo gli inciuci. Piangiamoci di meno addosso. Proponiamo il merito. Evitiamo raccomandazioni. Smettiamo di pensare ognuno a ciò che non fa l’altro. Imprenditori, imprese, artigiani, commercianti comincino ad evitare di puntare il dito contro le banche, e viceversa le Banche verso gli imprenditori. Si facciano «proposte». Cominciamo a predicare la politica delle idee, del fare, delle cose concrete.
 Diceva Kennedy: «Non pensare a ciò che può fare l’America per te, ma ciò che tu puoi fare per l’America». Ecco, se ognuno di noi saprà cogliere questo messaggio, saprà fare bene il prorio mestiere, saprà mettere in luce il meglio dell’altro e non il peggio, allora potremo crescere, fare sistema e svilupparci. E la politica allora non avrà più alibi.

* Imprenditore, L’Aquila