Le bombole del gas sigillate che non sono esplose (foto Raniero Pizzi)

L'Aquila, casa a fuoco vicino a 11 bombole del gas

Esplosione sfiorata a Pettino, sospettato dell'incendio un pensionato. Per i carabinieri lo ha fatto dopo aver saputo del suicidio del figlio. Ma lui nega: ero già uscito

L'AQUILA. Tragedia sfiorata legata a un dramma. Un pensionato dell'Aquila è sospettato di aver rischiato di far esplodere la propria abitazione con 11 bombole di gas. Poco prima aveva  saputo che il figlio 35enne si era suicidato. L'uomo ha poi detto ai carabinieri che non c'entra nulla. Lui non avrebbe appiccato le fiamme vicino alle bombole ancora sigillate. Fatto sta che pochi minuti ancora e sarebbe stato un disastro. La deflagrazione avrebbe mandato in pezzi le altre case del quartiere. Ma per un caso o una coincidenza ancora tutta da chiarire, le fiamme non hanno raggiunto le bombole e la deflagrazione non c'è stata. Sono stati i vicini di casa a dare l'allarme e a chiamare carabinieri e vigili del fuoco che hanno poi definitivamente sventato l'esplosione.

Cesidio Cocuzzi, il pensionato di Pettino che ha tentato di far esplodere l'abitazione di Pettino (foto Raniero Pizzi)

Tutto è avvenuto a Pettino, il quartiere più popoloso (e ricostruito) dell'Aquila, in una casetta a schiera con giardino, questa mattina poco dopo le 8. L'uomo, distrutto dal dolore per la perdita del figlio, il secondo di tre (in principio era stato detto erroneamente che fosse il primo dei tre), è stato prima ricoverato in ospedale sotto sorveglianza. Poi è stato dimesso. Si tratta di Cesidio Cocuzzi ed è un ex dipendente della Asl aquilana. Persona stimata, dopo la morte della moglie avvenuta qualche anno fa aveva cominciato a dare segni di insofferenza. I figli si trasferirono. Quello di mezzo andò a Scoppito, a pochi chilometri da lui. Il pensionato si chiuse sempre di più in se stesso. E aveva continuato a vivere nella sua abitazione malgrado _ è stato accertato successivamente _ fosse stata dichiarata inagibile dopo il terremoto del 2009. Aveva  la corrente attaccata a un piccolo impianto fotovoltaico. Non aveva voluto o potuto far riparare l'appartamento e vi aveva accumulato un gran numero di bombole del gas. Questa notte ha saputo che il figlio si era ucciso: morto nell'auto  in un garage. La notizia lo ha sconvolto. E oltre al dolore straziante gli ha probabilmente creato forte turbamento.

La casa del pensionato di Pettino (foto Raniero Pizzi)

In casa i vigili del fuoco hanno contato  11 bombole del gas sigillate (altre 7 erano nel giardino). Erano state messe insieme e i vigili del fuoco le hanno trovate circondate da legna e pellet le quali avevano preso fuoco. I vicini hanno sentito del trambusto e la porta chiudersi intorno alle 8,10. Quindi le fiamme, e soprattutto il fumo che ha iniziato a diffondersi fuori dalla casa. L'allarme è stato immediato.

L'intervento dei vigili del fuoco a Pettino (foto Raniero Pizzi)

Sul posto, i mezzi del 118, la polizia ed i vigili urbani. Più tardi è stato spiegato che l'uomo è stato trovato lontano dall'abitazione in stato confusionale. Aveva raggiunto l'obitorio dell'ospedale dell'Aquila dove nel frattempo era stata trasferita la salma del figlio.

Le fiamme sono state spente. Pochi minuti ancora e una lingua di fuoco avrebbe coperto il quartiere.

La procura della Repubblica ha aperto l'inchiesta sull'incendio che si è sviluppato nell'abitazione. Ad indagare è il pm Roberta D'Avolio, lo stesso che sta esaminando il caso del suicidio del 35enne. La casa era abitata, nonostante fosse stata dichiarata inagibile dopo il sisma del 6 aprile 2009. I carabinieri hanno già inviato una relazione al magistrato e  sospettano che il pensionato possa aver in qualche modo provocato l'incendio dopo aver saputo del suicidio del figlio. Ma l'uomo nega. E ha spiegato che non è stato lui ad appiccare le fiamme.