L'Aquila, confiscati beni per 2 milioni ai Di Tella

Requisiti terreni, quote societarie, aziende, conti correnti e automo. La procura: "Confermata la loro pericolosità per la vicinanza al clan dei Casalesi che fa capo a Michele Zagaria"

L’AQUILA. Il tribunale ha disposto la confisca dei beni della famiglia Di Tella, già sottoposti a sequestro nell’aprile di due anni fa, nell’ambito di una misura di prevenzione patrimoniale. I beni, secondo quanto fa trapelare la Procura della Repubblica, erano intestati ad Alfonso, Cipriano, Domenico Di Tella. I beni confiscati comprendono immobili e terreni, anche edificabili, nelle province di Caserta e L’Aquila, quote societarie, complessi aziendali, saldi di conti correnti e automobili per un valore di due milioni di euro.

«Con questo provvedimento», sostiene la Procura della Repubblica, «il tribunale ha riconosciuto i presupposti che giustificano la confisca dei beni ovvero la pericolosità sociale dei Di Tella, vicini al clan dei Casalesi di Michele Zagaria, e la sproporzione tra i beni posseduti e i loro redditi regolarmente conseguiti».

I tre Di Tella devono ancora rispondere davanti a un collegio del tribunale aquilano di imputazioni collegate al ruolo delle loro imprese nella ricostruzione post-terremoto «aggravate dal metodo mafioso». Alcuni imprenditori coinvolti nello stesso processo hanno già patteggiato la pena e risarcito le parti lese. Il processo si svolgerà il 23 febbraio, ma non dovrebbe andare a decisione quel giorno. Alla base del drastico provvedimento il fatto che i Di Tella, originari del Casertano, sono accusati di aver avuto legami e contiguità con il clan dei Casalesi per accaparrarsi appalti per la ricostruzione e di aver svolto forme di intermediazione illecita nel lavoro con sfruttamento degli operai. Va precisato che nel diritto penale la confisca è l’acquisizione coattiva, senza indennizzo, da parte della pubblica amministrazione di determinati beni o dell’intero patrimonio di chi ha commesso un reato. Un provvedimento che può anche prescindere dalla sentenza di condanna.

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