L'Aquila, corsi di tiro con la pistola per i vigili urbani in strada

Sicurezza, il comandante della polizia municipale vuole uomini addestrati. A chi non supera i test sarà ritirata l’arma. Requisiti più rigidi per l’idoneità

L’AQUILA. Pistole ai vigili, sì, ma soltanto a chi le sa usare. Senza scomodareErnesto Sparalesto, mitico personaggio dei cartoni di Hanna e Barbera, il comandante dei vigili urbani Ernesto Grippo vuole introdurre requisiti più rigidi per l’idoneità a portare l’arma. Che gli agenti della polizia municipale dell’Aquila già hanno in dotazione. Quegli stessi vigili, però, nei prossimi giorni dovranno dimostrare di saperla ben impiegare – in condizioni di tutta sicurezza – se vorranno continuare a portare addosso quello che Grippo non vuole sia considerato come un peso, «un corpo improprio», ma uno strumento per garantire maggiore sicurezza sia all’operatore sia al cittadino.

In piena bufera sulla sicurezza reale e percepita dalla gente, dopo il misterioso episodio della rapina di Monticchio, arrivano i test di tiro al comando della polizia municipale dell’Aquila. Gli stessi vigili, tra l’altro, fanno parte delle pattuglie messe in campo dalla task-force del questore per infrenare i reati di natura predatoria attraverso una capillare opera di prevenzione che passa attraverso i posti di blocco sulle principali vie d’accesso alla città.

Non basta, infatti, la pur buona e consolidata prassi (già applicata dalla precedente gestione-Vendrame) caratterizzata dalla visita medica che attesta l’idoneità psicofisica a portare l’arma. In attuazione di norme nazionali sta per arrivare la novità della certificazione annuale del maneggio dell’arma, secondo quanto previsto dai protocolli nazionali attuati secondo le istruzioni del Tiro a segno. Che prevedono, oltre a una parte teorica e due prove a tiro libero, anche un test mirato con alcuni risultati minimi da raggiungere (deve andare a segno circa l’80 per cento dei colpi sparati al poligono).

«Solo così», spiega il comandante della polizia municipale dell’Aquila, «solo attuando protocolli che sono normalmente attuati in altri comandi d’Italia, una persona può essere considerata idonea a maneggiare l’arma. Si tratta di una misura necessaria, che presuppone l’adozione di un nuovo regolamento che introduca requisiti più stringenti per dichiarare l’idoneità. Al termine delle tre sessioni di tiro al bersaglio, sarà il poligono stesso a rilasciare una certificazione valida per un anno. A chi non supererà le prove rientrando nei parametri minimi previsti l’arma verrà ritirata. Del resto, con le pistole non si scherza».

Si parla, dunque, sia di prove di tiro operativo sia dinamico, ovvero della simulazione di condizioni particolarmente difficili che un operatore può trovarsi a vivere quando è sulla strada. Tra l’altro, attualmente, al comando di via Scarfoglio, non è ancora disponibile l’armeria dove gli agenti, terminato il servizio, potranno riporre l’arma secondo una specifica procedura di sicurezza. L’armeria va riattivata, in quanto attualmente non è agibile. Insomma, i vigili che «smontano» dal servizio si portano appresso la pistola a casa.

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