L'Aquila, da ex mattatoio a piccolo gioiello dell’edilizia museale / Video

Viaggio nei cantieri aperti della ricostruzione post-sisma. Il complesso ospiterà opere d’arte della collezione del Forte spagnolo con percorsi multimediali di ultima generazione

L’AQUILA. Da mattatoio e canile a spazio espositivo e laboratorio di sperimentazione culturale, aperto al mondo artistico e sociale. «L’obbrobrio edilizio», come spesso è stato definito il mattatoio danneggiato dal sisma di Borgo Rivera, luogo fondativo della città, diventerà un piccolo gioiello di edilizia museale, una sorta di cittadella a metà tra la Città della Scienza di Napoli e un luogo di cultura, in cui sarà facile passare dalle opere che raccontano la storia dell’Aquila (ospiterà, infatti, le 100 opere più belle della collezione del Museo nazionale d’Abruzzo del Forte spagnolo, ancora in ristrutturazione) a percorsi multimediali di ultima generazione. Tutto, a ridosso di Largo Tornimparte, dove sono ancora vive le tracce del contributo dato alla nascita dell’Aquila dai borghi del comprensorio, alle spalle della piccola chiesa di San Vito che, tra l’altro, a breve sarà restituita alla città, finalmente restaurata. È da questo luogo che L’Aquila comincerà ad assumere un volto nuovo, come accaduto per tanti mattatoi italiani riqualificati: il museo di arte contemporanea Macro a Roma ne è un esempio.

 

Tre le strutture che compongono l’ex mattatoio aquilano, per un’estensione totale dell’area di oltre 4mila metri quadrati, di cui 1870 quelli coperti interessati dai lavori: lo stabile principale, il mattatoio vero e proprio, che ospiterà il museo; uno spazio accessorio che costituirà la zona servizi; una «stecca» lunga 50 metri che sarà la biglietteria ma anche un’area didattica, con diverse postazioni informatiche.

Era un luogo di lavoro, diventerà un’area di conservazione «che necessariamente deve garantire anche una prospettiva d’integrazione e allargamento alla comunità», spiega il direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici d’Abruzzo Fabrizio Magani (il Mibac è committente del progetto), «ma io sono consapevole che quadri e opere da soli non servono a creare comunità». Tradotto: toccherà alle persone, alle istituzioni e le associazioni sfruttare, usare, inventare un luogo «vergine», giorno per giorno, secondo l’ottica del work in progress.

LAVORI. Il complesso dell’ex mattatoio risale agli anni ’30 del secolo scorso ed è uno dei rari esempi di archeologia industriale aquilana. Il recupero è cominciato nel settembre 2012 e la consegna dei lavori, affidati alle ditte romane De Santis e Sireco per un importo complessivo di 5 milioni di euro nell’ambito del progetto «Poli museali d’eccellenza nel Mezzogiorno», è prevista per settembre 2014. «Il nostro obiettivo è riuscire a rispettare perfettamente i tempi», dice il direttore di cantiere Luca Benedetto. Un cantiere che va avanti a spron battuto anche in questi giorni di festa. Ma le difficoltà non sono state poche, a cominciare da qualche piccolo imprevisto come la scoperta, a lavori iniziati, che gli appoggi delle capriate (la parte a forma di cuccia che costituisce il tetto) di tutti i tetti storici erano marci e che quindi dovevano essere smantellati. Ora sono stati ricostruiti con legno lamellare, più resistente di quello di massello di abete preesistente. La cittadella museale rinascerà in un contesto riqualificato, con il recupero delle mura storiche di Porta Rivera e la nascita del Parco delle Acque.

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