l'inchiesta

L'Aquila, il colonnello Guarino sotto processo

Nei guai per concussione, tentata concussione, omissione di atti d'ufficio e omessa denuncia l’ex comandante provinciale dei carabinieri. Il pubblico ministero: «Ricattò un imprenditore per farsi riparare la casa a Roma»

L’AQUILA. Concussione, tentata concussione, omissione d’atti d’ufficio e omessa denuncia di un pubblico ufficiale: sono veramente dei macigni, soprattutto per un uomo dello Stato, le accuse dalle quali dovrà difendersi Savino Guarino, l’ex comandante provinciale dei carabinieri nel processo a suo carico fissato per il 20 ottobre. Guarino ieri è stato rinviato a giudizio dal gup Maria Carmela Magarò dopo una lunga camera di consiglio. L’ufficiale non comparirà da solo in giudizio. Infatti, insieme a lui è stato mandato a processo anche Massimiliano Cordeschi coinvolto in concorso nel tentativo di concussione, ma non nella veste di city manager del Comune, incarico che ha rivestito in un recente passato. I fatti si riferiscono al periodo che va dal 2011 al 2012.

CONCUSSIONE. Il militare, agendo nella sua veste istituzionale, avrebbe costretto l’imprenditore aquilano Gabriele Valentini a eseguire lavori di ristrutturazione consistiti in rifacimento dei bagni, cucina, impianti e tinteggiatura nella sua abitazione a Roma, lavori per un importo di 25mila euro.

È accusato, in concorso con Cordeschi, di avere chiesto un aiuto economico per comprarsi una casa a Roma, del valore di 850mila euro, prospettando a Valentini una punizione nel caso fosse venuto meno alla richiesta di aiuto. Avrebbe pertanto sollecitato la dazione di somme anche attraverso la mediazione di Cordeschi, il quale avrebbe prospettato a Valentini gravi conseguenze negative in caso di pagamento mancato, sottolineando il ruolo importante di Guarino. Ma non se ne fece nulla per l’opposizione dello stesso imprenditore il quale, però, non si è costituito parte civile.

OMISSIONI. I due pm che hanno portato avanti l’indagine, Simonetta Ciccarelli e David Mancini, contestano all’ufficiale, che fu anche destinatario della misura cautelare del divieto di avvicinamento all’Aquila, anche delle omissioni.

Guarino, avendo avuto conoscenza per ragioni del suo ufficio di una denuncia presentata da Mauro Ghilarducci per presunte irregolarità di un centro benessere riconducibile a un suo conoscente, Berardino Del Tosto (ignaro di ciò ed estraneo ai fatti), avrebbe ordinato ai suoi sottoposti di non dare corso alle indagini.

Risulta accusato, inoltre, di aver bloccato una notizia di reato a carico di un altro carabiniere.

Il processo si terrà davanti al tribunale in composizione collegiale. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Antonio Milo, Stefano Rossi, Vincenzo Santucci.

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