L'aquila, il rettore Di Orio indagato Concussione: "Regali in cambio di favori"

la Procura ipotizza la concussione. Un prof: regali in cambio di favori. La replica: tutte bugie. Il capo dell’ateneo si difende: "È una vendetta. Ho piena fiducia nella magistratura"

L’AQUILA. Avrebbe chiesto regali in cambio di favori accademici. Questa l’accusa che un docente di Medicina ha mosso all’indirizzo del rettore Ferdinando di Orio, raggiunto da un avviso di garanzia in cui si ipotizza il reato di concussione.

Un’accusa contenuta in un esposto che il professore Sergio Tiberti, ordinario di Igiene alla facoltà di Medicina dell’Aquila, ha inviato alcuni mesi fa alla Procura della Repubblica. Un documento nel quale si fa riferimento a presunti favori accademici che il rettore Ferdinando di Orio gli avrebbe concesso chiedendo in cambio dei regali. Da qui l’avviso di garanzia notificato al rettore che parla «di fatti deliranti, di accuse false» e che aggiunge «di avere totale fiducia nell’operato della magistratura».

Secondo il rettore, tutto sarebbe riconducibile a una «vendetta», a uno screzio con il professor Tiberti - che è anche rappresentante dell’attuale Governo nel consiglio di amministrazione dell’università - diventato ordinario tre anni fa. «Una cattedra ottenuta con un concorso dell’Enel» dice Di Orio, raggiunto telefonicamente a Treviso dove si è recato per un incontro con l’azienda Fassa Bortolo mirato a trovare fondi per l’ateneo aquilano. «E già quel concorso evidenzia una realtà diversa da quella presentata. Conosco solo per grandi linee il contenuto dell’esposto, ma posso affermare che l’accusa di aver dispensato favori in cambio di regali è totalmente infondata. Al mio rientro all’Aquila incontrerò i magistrati che si stanno occupando della vicenda per chiarire ogni cosa. Dalle notizie che mi sono arrivate, il professor Tiberti sostiene di aver ricevuto qualche favore - non si sa bene quali - in cambio dei quali io gli avrei chiesto regali. La verità è che tutto nasce da un episodio accaduto poco più di un anno fa, prima ancora del terremoto, quando io mi rifiutai di avallare un suo studio sulla centrale a carbone di Civitavecchia, a suo dire più che sicura. Quello studio portava, senza che ne sapessi nulla, anche la mia firma che, però, ho subito disconosciuto. Tanto più che, sulla scorta di alcune analisi che avevo fatto, quella centrale - e i fatti recentemente accaduti mi hanno dato ragione - non era per niente sicura. Da quel momento i nostri rapporti si sono chiusi. Sapevo dell’esposto ed ora è arrivato questo avviso di garanzia. Un atto dovuto da parte della Procura che giustamente deve fare il suo lavoro. Conosco Tiberti da tanti anni. Al nostro ateneo è arrivato una decina di anni fa e da tre è ordinario con un concorso non pagato da noi». Una notizia, quella dell’avviso di garanzia al rettore, di cui all’ateneo circolavano voci già da alcuni giorni. Ieri la conferma da parte dello stesso rettore che si dice «amareggiato per l’ennesimo tentativo di fermare la rinascita dell’Università dell’Aquila».
Ma intanto l’inchiesta per concussione è di quelle destinate a far rumore.

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