L'Aquila, la telefonata sospetta di Cialente: "Perché non lavora Iannini?"

Il sindaco indagato: ecco tutte le accuse mosse dalla Procura. Tra queste la discussa telefonata al legale del Consorzio 201

L’AQUILA. «Ma perché non fate lavorare Iannini?». E’ questa una delle intercettazioni, presente del capo di imputazione, per la quale la Procura procede a carico del sindaco Massimo Cialente e del funzionario comunale Fabrizio De Carolis, (la cui posizione pare marginale), per «Induzione indebita a dare utilità».

Questa telefonata, che per la difesa non ha alcun valore, fa riferimento a una conversazione con l’avvocato Egidio Rosati che cura gli interessi del Consorzio 201 che sta ricostruendo diversi palazzoni a Pettino. Si tratta di un appalto privato vinto dall’Ati formata da Acmar e Taddei ditte con le quali era stato fatto un contratto preliminare di appalto di cui non faceva parte Eliseo Iannini (ora estraneo all’inchiesta), per il quale, il sindaco, a detta del pm, si sarebbe speso. Un imprenditore (Iannini) noto al sindaco, secondo il pm, con cui aveva contatti telefonici frequenti, che gli procurava operai per piccoli lavori nella propria abitazione, nei cui confronti il sindaco si era interessato «per fargli sospendere da Equitalia una cartella esattoriale di 559 mila euro e per il quale si stava spendendo per fargli riconoscere sei milioni da parte del Comune a titolo transattivo per la questione della metro di superficie e ciò in pendenza di un procedimento che ha dato torto a Iannini e ragione al Comune».

leggi anche: Cialente inguaiato da due intercettazioni Il pm: «Illecite sollecitazioni per lo sblocco di pratiche e fondi per la ricostruzione». Indagato un funzionario comunale

In sostanza l’avvocato Rosati si era opposto al subappalto di Iannini e la telefonata verte su questo tema. «Il 6 giugno 2014», dice l’accusa nell’atto di conclusione delle indagini, il sindaco telefonava a Rosati «e del tutto inaspettatamente e con tono perentorio e alterato diceva di prendere in considerazione l’impresa Iannini compiendo, con abuso della sua qualità e dei suoi poteri, atti idonei in modo diretto e non equivoco a indurre l’avvocato Rosati ad adoperarsi in concreto per Iannini e, comunque,a non ostacolarlo, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà». Infatti il giorno dopo la telefonata contestata, il 7 giugno del 2014, il Consorzio di Pettino inviò all’Acmar una nota nella quale «veniva esclusa l’autorizzazione al subappalto».

C’è poi la seconda contestazione nella quale è indagato anche il funzionario comunale dove il reato sarebbe consumato e non solo tentato. Riguarda la realizzazione dei lavori di ricostruzione del condominio Cappelli da parte della ditta Palomar che era subentrata alla ditta Consta. Il sindaco, dunque, «in virtù di rapporti con alta personalità politica espressione del medesimo partito che gli aveva inviato i legali della Palomar, induceva il funzionario comunale, addetto al settore ricostruzione privata, al rilascio dei nulla osta necessari al pagamento di alcuni Sal (Stati avanzamento lavori)per centinaia di migliaia di euro, che prima si era rifiutato di pagare per assenza di una attestazione di avvenuto pagamento di fornitori e subappaltatori da parte di Consta».

L’induzione, secondo le tesi della Procura, sarebbe consistita nel telefonare al dipendente comunale il 20 febbraio dello scorso anno, in presenza dei legali di Palomar, palesandone la circostanza e dicendo che doveva dare un’accelerazione al pagamento dei Sal e provvedere in senso favorevole al pagamento di almeno la metà; in tal modo De Carolis, dopo l’intervento del sindaco,rilasciò i nulla osta fino a quel momento negati dal Comune mediante l’artificio, sempre secondo l’accusa, di considerare il terzo Sal come primo Sal. L’accusa ribadisce che l’Ufficio legale dell’ente aveva comunque dato parere negativo alla liquidazione del Sal e il legale del condominio Cappelli aveva diffidato il legale di Palomar dall’avanzare richieste di pagamento di Sal in difetto dell’attestazione del pagamento avvenuto dei subappaltatori. Il funzionario comunale, nello specifico, è accusato del rilascio di attestati che, secondo la Procura, sono viziati da irregolarità. Questo, però, sempre secondo l’accusa, anche per via del comportamento del sindaco «in posizione apicale rispetto al dipendente».

Fin qui le accuse mosse dal pm Stefano Gallo su indagini svolte dalla polizia tributaria della Guardia di Finanza.

Il sindaco, assistito dall’avvocato Carlo Benedetti, e il funzionario comunale, ha ancora una ventina di giorni per farsi ascoltare e proporre controdeduzioni scritte ma, tempo addietro, Benedetti, che contesta ogni accusa, non sembrava intenzionato a muoversi in tal senso. Dopodiché, in assenza di fatti nuovi, sarà quasi ineluttabile la richiesta di rinvio a giudizio.

©RIPRODUZIONE RISERVATA