L'Aquila, le mani della 'ndrangheta sulla ricostruzioneRossini: "Siamo pieni di infiltrazioni"

L'allarme del procuratore dopo l'arresto dei quattro imprenditori vicini alla cosca dei Caridi-Zindato-Borghetto pronti a mettere le mani sulla ricostruzione

L'AQUILA. "Siamo pieni di infiltrazioni. Per contrastarle ci stiamo ammazzando, tutti combattiamo per eliminare le conseguenze". E' l'allarme lanciato dal procuratore dell'Aquila e della direzione distrettuale antimafia, Alfredo Rossini, nel corso della conferenza stampa per illustrare l'operazione che ha portato all'arresto dei quattro imprenditori accusati di aver favorito l'ingresso di società di personaggi vicini alla 'ndrangheta nella ricostruzione privata post terremoto. Sono più di quindici gli appalti sospetti.

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"Sono felice del risultato centrato con questa operazione", ha proseguito Rossini, ricordando che fin dai giorni successivi al terremoto la procura ha alzato il livello di attenzione nella convinzione che nel cantiere più grande d'Europa ci sarebbe stato il forte interesse della criminalità organizzata. Il pm Fabio Picuti, in prima linea in questa indagine coordinata dal procuratore, si è complimentato con polizia e guardia di finanza per la sinergica attività di investigativa contro le infiltrazioni della malavita organizzata.

"Dopo il terremoto", ha detto Picuti, "sia il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, sia il procuratore Rossini avevano lanciato l'allarme sul fatto che l'Aquila potesse diventare territorio di conquista per la criminalità organizzata che punta sulla ricostruzione. Oggi le indagini non dicono che L'Aquila sia diventata Corleone o zona di mafia e 'ndrangheta, ma che sull'Aquila c'è l'attenzione delle organizzazioni mafiose le quali tentano di inserirsi nella ricostruzione post terremoto. Ma squadra mobile e Gico sono stati molto attenti". Il pm ha poi spiegato che il reato contestato si è manifestato "con la disponibilità di imprenditori locali nel mettere a disposizione basi logistiche locali per permettere che la organizzazione si infiltrasse nel tessuto economico".

Il prefetto, Giovanna Iurato, ha sottolineato l'unità di intenti delle istituzioni sul territorio aquilano, ricordando l'azione di prevenzione della prefettura che fin dai giorni successivi al terremoto ha monitorato le aziende che lavorano nel cratere del terremoto arrivando a quattromila controlli, "un lavoro messo a disposizione della direzione distrettuale antimafia".