l'indagine

L'Aquila, mense: nei guai Cialente e l’ex giunta comunale

La procura contabile contesta un danno erariale per mezzo milione di euro. Tra gli accusati anche la Pezzopane, Fanfani e Riga. La difesa: «Tutto regolare»

L’AQUILA. Pugno duro della Procura regionale della Corte dei Conti contro l’ex giunta Cialente, quella in carica nel 2010, per l’appalto delle mense scolastiche.

Ieri, infatti, nel corso dell’ultima udienza, è stata ribadita la tesi di un danno erariale per quasi mezzo milione di euro. La Corte avrebbe riscontrato una serie di illegittimità nell’affidamento e gestione del servizio mensa.

Il Pg, più in particolare, afferma che la giunta Cialente avrebbe permesso all’impresa di aumentare il prezzo per ogni pasto. L’aumento avrebbe prodotto, per l’appunto, il danno erariale da mezzo milione di euro.

L’amministrazione comunale ha giustificato l’aumento con la scelta di passare dal servizio di mono-razione a quello di scodellamento, ovvero la distribuzione dei pasti uno alla volta. Secondo il capitolato d’appalto, però, la Vivenda avrebbe dovuto assumersi gli oneri nel caso di attivazione di nuove modalità del servizio.

Nel mirino, pertanto, ci sono il sindaco per 45.498 euro, la senatrice del Partito Democratico Stefania Pezzopane all’epoca assessore comunale, per 295.737 euro, gli assessori dell’epoca Roberto Riga, Ermano Lisi, Giampaolo Arduini, Marco Fanfani, Giuliano Lalli per 22.749 euro ciascuno. Gli ultimi due sono persone molto note all’Aquila. Fanfani è presidente della Fondazione Carispaq mentre Lalli è stato prefetto a Pescara e a Firenze.

Intanto, in relazione alla medesima vicenda, l’avvocato Piermichele De Matteis, che assiste la Pezzopane e Lisi nel procedimento contabile, ha depositato l’ordinanza con la quale il giudice penale aveva archiviato la posizione di Fioravante Mancini, inizialmente coinvolto essendo dirigente del settore competente che ha materialmente provveduto all’espletamento della gara d’appalto, motivando la decisione con l’assenza di illegittimità.

Del resto la stessa Procura aveva chiesto di archiviare. «L’aumento del corrispettivo pagato alla Vivenda», scrive il gip, «va ricondotto nel disciplinare che regolamenta il rapporto tra le parti. La maggiore somma dovrebbe essere stata destinata a coprire i costi in più della Vivenda dalla richiesta del servizio multirazione».

De Matteis, nella sua memoria, ricorda a pagina 12 che «l’attività di scodellamento comunque avrebbe dovuto comportare un costo aggiuntivo per retribuire chiunque l’avesse svolta».

Inoltre aggiunge che «smentito che il Comune abbia variato l’oggetto contrattuale, venendo ai conti risulta evidente che l’operato della giunta abbia concretato un risparmio e non un danno economico per l’amministrazione».

La giunta, dunque, a suo dire, ha avvantaggiato l’ente grazie ai due anni di proroga del contratto con la Vivenda ottenendo un introito di un milione di euro.

Secondo le difese, dunque, non solo manca il nesso causale come pure l’elemento psicologico inteso come dolo o colpa grave.

Il collegio ha sessanta giorni per depositare la sentenza ma è probabile che il verdetto arrivi molto prima.

L’avvio dell’indagine contabile poggia sulla base di un esposto presentato dall’avvocato Fausto Corti.

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