L'Aquila, perseguita l’ex per 2 anni e finisce sotto processo

Il giovane aquilano è accusato anche di maltrattamenti in famiglia. La difesa contesta le aggressioni: non c’è un solo certificato che le prova

L’AQUILA. Ancora un caso di atti persecutori al vaglio del tribunale dell’Aquila.

Ormai sembra un fatto statistico che allorquando un rapporto di coppia viene meno diventa inevitabile una coda giudiziaria. Ed è sempre difficile dire se la ragione è sempre solo da una parte. Il tutto a fronte di controversie che sono aumentate in modo esponenziale dopo il sisma.

Ieri, davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale, Guendalina Buccella, si è discusso l’ennesimo caso di stalking tra C.F., aquilano, poco meno che quarantenne, e la sua ex compagna.

Nella denuncia da lei presentata in polizia si sostengono alcune versioni dei fatti che, in teoria, configurano i reati contestati anche se la controparte li contesta in radice. Secondo l’accusa, in seguito a dei dissapori di fine convivenza, l’imputato si sarebbe presentato ripetutamente sotto l’abitazione di lei per insultarla e minacciarla. Ci sarebbero stata poi delle telefonate a ripetizione, dai contenuti non proprio graditi, comportamenti che sarebbero andati a avanti per circa due anni. Questa è la tesi dell’accusa.

Le conseguenze di questo accanimento hanno portato la donna a modificare la propria vita al punto da andare a vivere con i genitori ma anche ad evitare di uscire di casa con lo scopo di ridurre al minino le occasioni di incontro, anche causali. Di qui la concretizzazione del reato di atti persecutori.

Nel corso dell’udienza il giovane, tramite il suo avvocato Enrico Marinucci, ha contestato punto su punto le affermazioni di pm e controparte. In particolare viene contestato il fatto che possano esserci state delle vere e proprie aggressioni.

Al riguardo è stato evidenziato come non esista un solo certificato medico che attesti quelle asserite aggressioni, cosa ben strana in una vicenda nella quale si presume esserci un contenzioso in tribunale. Nel mirino anche un’aggressione con un colpo alla testa per il quale la donna sarebbe stata colpita non intenzionalmente ma per evitare che cadesse.

Ma nel pomeriggio il giudice, ritenendo che comunque ci fossero gli elementi per mandare il sospettato a giudizio, ha disposto il decreto che lo vedrà comparire davanti al tribunale monocratico il 26 maggio del prossimo anno.

La parte civile è stata rappresentata dall’avvocato Manuela Paone.

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