la causa

L'Aquila, professore diventa papà e ottiene l’aumento grazie al re

Il Tar ha accolto il ricorso di un docente universitario di Scienze matematiche diventato genitore nel 2007. Davanti al diniego dell'ateneo di anticipare la classe di aumento, ha chiesto l'applicazione di una legge di Re Vittorio Emanuele III riguardante i "Provvedimenti per l'incremento demografico della nazione", ottenendo l'aumento dell'8% dello stipendio

L’AQUILA. È tutto merito di Vittorio Emanuele III, se il Tar ha “sdoganato” l’aumento dell’8 per cento di stipendio a un docente universitario divenuto papà. La radice normativa sulla quale si basa la sentenza, infatti, risiede proprio nell’articolo 22 del regio decreto 1542 del 1937, recante Provvedimenti per l’incremento demografico della nazione. Norme per la tutela del personale femminile in servizio presso le amministrazioni statali durante lo stato di gravidanza e puerperio». Lo ha ribadito il Tar, che ha accolto il ricorso di un professore di prima fascia in servizio nella Facoltà di Scienze matematiche, fisiche, naturali dell’Università dell’Aquila. La vicenda ha inizio con la nascita del bambino nel 2007. In quel periodo il padre stava maturando lo scatto biennale della quarta fascia di stipendio. Per questo motivo il professore, sulla scorta del famoso regio decreto, ha chiesto che venisse anticipata la maturazione relativa alla classe di aumento. L’Università, anziché riconoscere al padre lo scatto anticipato nella misura dell’8 per cento, si era limitata a corrispondere una maggiorazione del 2,5 per cento invocando il decreto 509 del 1979 che, seppur datato, è evidentemente più recente rispetto al primo provvedimento. I giudici del Tar, tuttavia, non hanno condiviso l’orientamento dell’ateneo, richiamandosi proprio al regio decreto del 1937. «Poiché era in corso di maturazione lo scatto biennale della IV fascia stipendiale», si legge nella sentenza, «il ricorrente ha diritto all’anticipata maturazione di questa classe». Oltre ad accogliere il ricorso del professore, il Tar ha anche condannato l’Università al pagamento degli arretrati, degli interessi legali e della rivalutazione, oltre alle spese di lite liquidate in 1.200 euro. Nel frattempo, a normare la materia è arrivata la riforma Gelmini. L’ex ministro ha stabilito che gli scatti passano da biennali a triennali.

Angela Baglioni

©RIPRODUZIONE RISERVATA