L'Aquila, restaurato il soffitto di San Bernardino

Dopo mesi di lavori chiude parte del cantiere della basilica. Il monogramma d’oro ridecorato con i ceci di Navelli

L’AQUILA. L’odore del legno, misto a quello di vernice, è molto forte. Dal tavolato realizzato per il restauro, il soffitto è tanto vicino che bisogna piegarsi per non sbattere la testa. La luce del sole dalle finestrelle fa brillare l’oro che copre tutto il cielo intagliato e dipinto. Non ha avuto segreti, per un anno, il soffitto a cassettoni di San Bernardino.

FOTO Il soffitto rinasce dopo il terremoto

Un gruppo di giovani storici dell’arte, coordinati da Alessandra Giancola, ha effettuato centinaia di visite guidate: chiunque poteva guardarlo da vicino, respirare i suoi odori, ammirarne i colori. Ma da oggi il tavolato installato per l’intervento di restauro verrà smontato: sono terminati i lavori sul cassettonato firmato da Ferdinando Mosca da Pescocostanzo all’inizio del Settecento, nel quale sono incastonate le tele di Girolamo Cenatiempo. Il cassettonato sarà ricoperto da 500 metri quadrati di tessuto-non tessuto, una fibra traspirante che permetterà un’adeguata protezione durante le opere di restauro architettonico dell’intera basilica di cui si occupa il Provveditorato alle opere pubbliche. L’apertura delle buste per l’offerta economica della gara d’appalto è prevista per il 4 luglio. Perché la chiesa torni fruibile ci vorranno almeno due anni dall’inizio dei lavori. L’intervento conservativo del soffitto è stato coordinato da Letizia Orsatti e ha permesso il ripristino dell’antica bellezza del cielo della chiesa.

«È stato ristabilito l’originale colore di fondo, l’azzurro, che era stato coperto dal verde a causa di interventi successivi. Ce ne siamo accorti attraverso dei saggi sotto le grandi rose di legno dorato che decorano il soffitto», spiega Lucia Arbace, soprintendente per i beni storici artistici. «È stato un lavoro certosino. Per raggiungere l’esatto livello di intonazione cromatica è stato necessario procedere con alcune operazioni di pulitura e velatura non previste. Abbiamo perciò dovuto rinunciare a intervenire sulle tele del soffitto che erano state restaurate da poco». In collaborazione con l’Opificio di pietre dure di Firenze è stata portata avanti anche un’attività diagnostica per l’analisi dei pigmenti di colore. In alcune parti originali del soffitto si è intervenuti attraverso la tecnica della luminescenza.

«Il monogramma di San Bernardino è stato ripristinato utilizzando per la texture (decorazione a rilievo) i ceci di Navelli, come era stato fatto nel 1700», spiega Orsatti. «L’intero rilievo è coperto di oro zecchino». Il restauro del soffitto, durato più di sette mesi, è costato 300mila euro, a cui sono stati aggiunti più di 10mila euro solo per il ripristino del colore originale, ed è stato finanziato interamente dalla Fondazione Carispaq. «La sinergia tra istituzioni ha senz’altro funzionato», ha commentato il presidente della Fondazione, Roberto Marotta. «E dimostra che è ormai partita non solo la ricostruzione dei beni privati, ma anche degli edifici pubblici».

Il presidente ha anche annunciato che il 7 luglio sarà riaperta per la prima volta la chiesetta della Madonna Fore, finanziata sempre dalla Fondazione. «Proprio in questa direzione abbiamo chiesto un fondo specifico per i beni culturali al ministro Barca», ha commentato l’assessore comunale Stefania Pezzopane. A breve inizieranno anche i lavori di restauro della cappella gotica, sollecitati dalla Soprintendenza e già approvati e finanziati.

Michela Corridore

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