la protesta

L'Aquila, riabilitazione motoria: servizio a rischio per novanta bambini

Novanta famiglie scrivono alla Asl: «Lo stop a causa del precariato». «Terapie inutili se vengono ridotte o addirittura sospese»

L’AQUILA. Una novantina di famiglie che hanno figli piccoli bisognosi di cure riabilitative in conseguenza di problemi neurologici hanno scritto una lettera all’ Asl per il funzionamento a singhiozzo del servizio. Ora più che mai le famiglie sono disperate in quanto, al momento, manca il manager Asl come interlocutore e le terapie devono essere immediate: le cure hanno successo solo se fatte subito e, soprattutto, con frequenza. Un genitore, che si fa portavoce delle altre famiglie, sintetizza così il suo caso: «Mio figlio prima faceva 4 sedute a settimana, ore ne fa solo una al mese».

«Esattamente un anno fa, nel febbraio 2015», si legge nella lettera che ripercorre le tappe di questo caso, «un gruppo di genitori di minorenni assistiti nel servizio di Riabilitazione territoriale, all’interno del presidio ospedaliero di Collemaggio, formalizzò la propria protesta contro l’interruzione del servizio di riabilitazione, a causa di problematiche legate alla stabilizzazione del personale sanitario adibito a tale servizio. La protesta, prima di arrivare sui tavoli della Procura della Repubblica, come minacciato dai genitori, approdò sulla stampa locale, tramite la quale l’allora direttore generale dell’Asl aquilana si impegnò a ripristinare tempestivamente il servizio. La promessa fu mantenuta, ma il personale impiegato è rimasto precario, per cui oggi il problema si ripresenta in maniera preoccupante: dopo una serie di interruzioni a singhiozzo ora il servizio di riabilitazione neuromotoria, che assiste molti bambini e che presenta una lunga lista d’attesa, sembra avere avanti a sé appena due mesi di vita. La stessa sorte dovrebbe toccare alla riabilitazione logopedica che si trova a fronteggiare, tra l’altro il fenomeno delle dislessie, in drammatica crescita tra i bambini». «Quei genitori, che lo scorso anno animarono la protesta e che avevano invitato l’Asl a non mantenere il servizio di riabilitazione nel precariato», si legge nel documento, «sono ancora sul sentiero di guerra per difendere la salute dei propri figli nonché un servizio che è di fondamentale aiuto per i bambini, molti dei quali sono affetti da disturbi e patologie di differente gravità e titolari di particolari diritti, riconosciuti loro dalla legge 104/92. È impensabile che tale servizio sia affidato a personale qualificato, ma precario, e tantomeno che possa essere affidato a personale strutturato, ma privo di una specifica formazione per l’età evolutiva, a danno del servizio stesso, ma soprattutto, dei piccoli e doppiamente sfortunati pazienti. È un diritto di questi bambini svantaggiati usufruire di un servizio di qualità, stabile e continuativo, a cui affidare la prospettiva di una vita migliore. Questa lettera vuole essere un primo passo di noi genitori, volto a informare l’opinione pubblica e le istituzioni al problema, sperando di non dover passare dalla carta stampata dei giornali alla carta bollata dei tribunali, per veder riconosciuti i diritti dei nostri bambini».

©RIPRODUZIONE RISERVATA