L'Aquila, tentata truffa coi fondi del sismaIl vescovo D'Ercole chiede il rito abbreviato

Udienza preliminare, il vescovo ausiliare (foto) accusato di rivelazione di segreto inerenti al procedimento penale chiede il rito abbreviato: "Speravo che il Calvario finisse oggi, ma andremo avanti"

L'AQUILA. Il vescovo ausiliare dell'Aquila Giovanni D'Ercole sarà giudicato con rito abbrieviato per la tentata truffa con i fondi del sociale tramite la Fondazione Abruzzo Solidarietà e sviluppo, sodalizio vicino alla Curia. È stato il prelato, accusato di rivelazione di segreto inerente al procedimento penale, a chiedere il procedimento speciale prima dell'udienza preliminare. "Speravo che questo Calvario finisse oggi", Ha dichiarato D'Ercole, " ma saranno i giudici a mettervi la parola fine".

GLI IMPUTATI.
Oltre al vescovo nel procedimento sono imputate altre 4 persone. Sotto accusa il professor Fabrizio Traversi, secondo la procura la «mente» del mancato raggiro, il medico aquilano Gianfranco Cavaliere, il sindaco di San Demetrio Silvano Cappelli e il presidente di Eurispes Abruzzo Nicola Ferrigni. Il pm, Antonietta Picardi contesta a Traversi, Cavaliere, Cappelli e Ferrigni i reati di concorso in tentata truffa aggravata e continuata. Cappelli, Traversi e Cavaliere sono accusati anche di falso in concorso; Traversi e Cavaliere anche di millantato credito e tentata estorsione; il solo Traversi di peculato per l'uso improprio di utenze telefoniche di un ufficio pubblico.

Più in particolare Traversi e Cavaliere sono accusati di avere tentato di raggirare la Presidenza del Consiglio, Dipartimento per le politiche della famiglia ed il Commissario per la ricostruzione al fine di ottenere 12 milioni, in seguito ridotti a cifre minori (ma sempre di milioni si parla) relativi ai fondi del sociale facendo confluire quei soldi alla fondazione.

IL VESCOVO.
La procura della Repubblica contesta al presule di avere riferito all'indagato (ora imputato) Traversi l'esistenza dell'inchiesta, peraltro coperta da segreto istruttorio, nell'ambito della quale l'uomo di Chiesa era stato ascoltato quale persona informata dei fatti. La posizione di D'Ercole, vescovo titolare di Dusa di Numidia e ausiliare dell'Aquila, è particolare e dunque, visto che intende definire la sua posizione prima possibile, come egli stesso ha manifestato, i suoi legali, Amedeo Ciuffetelli e Claudio Ferrazza hanno chiesto il rito abbreviato ma questo si saprà solo oggi. Il gup Giuseppe Romano Gargarella fisserà una nuova udienza per studiare le carte ai fini di emettere una sentenza che, in caso di condanna, prevederebbe uno sconto di pena di un terzo.

D'Ercole, dal canto suo, ha sempre sostenuto la tesi secondo la quale i suoi contatti con Traversi, col quale parlava di soldi, risarcimenti danni, politica, elezioni amministrative dell'Aquila, candidati da sostenere o da bocciare, posti di comando al Comune come si evince dalle intercettazioni, fossero mirati alla sua «direzione spirituale». A D'Ercole, il cui nome è entrato nell'indagine solo in un secondo momento, non è contestata la tentata truffa aggravata.

INTERCETTAZIONI.
È certo che le difese chiederanno le trascrizioni della montagna di intercettazioni inerenti all'indagine portata avanti dai carabinieri. Questo comporterà necessariamente la fissazione di una nuova udienza nella quale le operazioni saranno affidate a un perito con uno slittamento di alcuni mesi per la definizione della causa.

PARTI CIVILI.
Oggi, se non ci saranno difetti di notifiche, sarà anche caratterizzata dalle costituzioni di parte civile e si presume che si facciano avanti al riguardo gli enti locali, la presidenza del consiglio, il commissario per la ricostruzione e la stessa Diocesi aquilana, per quanto va precisato che alcune riunioni preparatorie si svolsero proprio nella sede della curia arcivescovile, luogo che tra l'altro gode della extraterritorialità e come tale è inviolabile per l'autorità giudiziaria italiana.

Quasi tutti gli avvocati in occasione di alcune udienze al riesame e in Cassazione, hanno sempre sostenuto che ci si trova di fronte a un delitto impossibile: gli imputati, con particolare riferimento a Traversi e Cavaliere, in nessun modo avrebbero potuto disporre di quei soldi. Per farlo avrebbero dovuto corrompere altri soggetti, tra i quali i sindaci, ma di questo non c'è traccia negli atti. Finora, però, questa tesi non sembra avere trovato particolare favore tra i magistrati. Forse si dovrà cambiare strategia. (g.g.)

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