L'Aquila, tentata truffa coi fondi del terremotoIl 17 aprile si decide per il processo a D'Ercole

Fondazione vicina alla Curia, fissata l'udienza per i 5 imputati

L'AQUILA. Il destino giudiziario del vescovo ausiliare dell'Aquila monsignor Giovanni D'Ercole si deciderà il 17 aprile. In quella data si saprà se il giudice per l'udienza preliminare Giuseppe Romano Gargarella accoglierà la richiesta di rinvio a giudizio per il presule e per altri quattro imputati.

L'UDIENZA.
È stata infatti fissata a martedì 17 l'udienza preliminare nel corso della quale verranno discusse le richieste di rinvio a giudizio per cinque imputati (a vario titolo) nell'ambito dell'inchiesta sulla tentata truffa ai danni dello Stato perpetrata attraverso la Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo, vicina alla Curia arcivescovile. Gli altri imputati sono il professore romano Fabrizio Traversi, il medico aquilano Gianfranco Cavaliere, il sindaco di San Demetrio ne' Vestini Silvano Cappelli e il presidente di Eurispes Abruzzo Nicola Ferrigni. Il pubblico ministero Antonietta Picardi ha chiesto il processo anche a carico di D'Ercole, imputato per rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale. Nei giorni scorsi, attraverso i suoi avvocati difensori, il vescovo aveva fatto sapere di attendere con ansia la fissazione dell'udienza. «Voglio che questa data arrivi presto», aveva confidato ai suoi più stretti collaboratori, «il prima possibile. Io quel giorno ci sarò. Per ripetere al giudice che mai ho detto bugie e mai ho rivelato segreti».

LA SOLIDARIETÀ.
Dalla parte di D'Ercole ci sono anche tutti i presuli delle undici diocesi d'Abruzzo e Molise i quali, riuniti in assemblea plenaria all'Aquila alcuni mesi fa, avevano espresso piena solidarietà al confratello che ora rischia un processo penale per una vicenda giudiziaria nella quale continua a ripetere di essersi trovato per caso.

L'ACCUSA.
D'Ercole è finito nei guai per colpa di una telefonata e di un incontro a Roma negli studi Rai di via Teulada con Traversi, il principale tra gli indagati dell'inchiesta per la tentata truffa ai danni dello Stato perpetrata attraverso la Fondazione che ha avuto a lungo i due vescovi nei ruoli apicali, poi dimissionari dagli incarichi appena prima che scoppiasse la bufera giudiziaria che ha portato agli arresti domiciliari sia Traversi sia l'aquilano Cavaliere.

LA DIFESA.
D'Ercole continua a sostenere la tesi secondo la quale i suoi contatti con Traversi, col quale parlava di soldi, risarcimenti danni, politica, elezioni amministrative dell'Aquila, candidati da sostenere o da bocciare, posti di comando al Comune, fossero mirati alla sua «direzione spirituale».

GLI ALTRI.
Il pm contesta a Traversi, Cavaliere, Cappelli e Ferrigni i reati di concorso in tentata truffa aggravata e continuata. Inoltre, Cappelli, Traversi e Cavaliere sono accusati anche di falso in concorso; Traversi e Cavaliere anche di millantato credito e tentata estorsione; il solo Traversi anche di peculato per l'uso improprio di utenze telefoniche di un ufficio pubblico.

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