L'Aquila, tentata truffa coi fondi del terremotoMolinari: "L'inchiesta blocca i soldi per il sociale"

L'indagine sulla Fondazione, il vescovo all'attacco dopo l’avviso di garanzia a D’Ercole: "Si calca la mano su qualche ombra e non si vede il bene". E sul futuro sindaco dell'Aquila: "Che sia un buon cristiano"

L'AQUILA. «L'inchiesta? Per ora blocca i fondi del sociale. E questo è un danno». Impugna di nuovo il pastorale monsignor Giuseppe Molinari, che torna sulla questione dell'indagine per la tentata truffa perpetrata con la Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo. Un'inchiesta che vede coinvolto, in qualità di indagato, l'ausiliare Giovanni D'Ercole, suo primo collaboratore, al quale martedì scorso è stato notificato un avviso di garanzia nel quale si ipotizzano i reati di false informazioni al pubblico ministero e rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale.

L'arcivescovo, nel corso di un'intervista televisiva rilasciata a Mario Narducci per il canale digitale Speranza tv, nato con la benedizione della Curia metropolitana, si sofferma più che altro sulle conseguenze dell'indagine e, in particolare, sull'aspetto della mancata erogazione dei fondi che erano destinati ad attività sociali e che invece, secondo le risultanze degli accertamenti dei carabinieri del Noe, stavano lì lì per finire nelle mani dei due arrestati (ora entrambi sottoposti alla misura meno afflittiva dell'obbligo di dimora) Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere. Mentre continua la consegna del silenzio, che dal vescovo ausiliare si sta pian piano estendendo anche ai suoi più stretti collaboratori e, da lì, agli altri preti diocesani, Molinari contrattacca sottolineando di nuovo, in termini negativi, la diffusione delle notizie di carattere giudiziario che riguardano la Chiesa aquilana.

«QUALCHE OMBRA». Secondo l'arcivescovo Molinari «si preferisce, in molti casi, calcare la mano su qualche ombra piuttosto che evidenziare le tante cose buone fatte dalla Chiesa aquilana dopo il terremoto». Insomma, il presule attinge al vecchio adagio del «fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce». Ma questa foresta, almeno stando alle reazioni all'avviso di garanzia al vescovo ausiliare, appare ben più che silenziosa.

IL SINDACO IDEALE. Allora, in un contesto del genere, non una parola, da Molinari, su come intenda affrontare il caso D'Ercole ma ecco pronto un sermone politico in vista della campagna elettorale per le elezioni amministrative 2012. Scrive Molinari sul quindicinale diocesano «Vola» diretto da don Claudio Tracanna: «Signore, non ci interessa che il sindaco sia un cristiano di centro, di destra o di sinistra. E neppure che sia un democristiano. Basta che sia un buon cristiano».

Il presule ha scritto una preghiera per il prossimo sindaco della città. Rivolgendosi al Signore, descrive la figura ideale di sindaco: dignità del ruolo e profondità della missione politica. «Fare il sindaco non è una cosa ordinata dal medico. È la vocazione di chi si sente chiamato a fare il bene della sua città e dei suoi abitanti. Fare Politica», ricorda l'arcivescovo, «è missione importantissima perché la politica è la forma più alta, ampia, moderna ed efficace della carità». Molinari auspica per la città «l'elezione di un sindaco veramente umile e capace di dialogare».

«Signore donaci un sindaco umile, che riconosce i suoi limiti e sa chiedere la collaborazione di tutti. Donaci un sindaco che sa dialogare e confrontarsi con tutti ma che, alla fine, sa decidere per il bene di tutti. Il sindaco futuro non dovrà pensare al consenso facile, ad andare in tv o a rilasciare interviste, ma soprattutto al fatto che tutti, pur non vedendolo, sperimentino che è sempre presente. Presente non con le chiacchiere ma con i fatti. L'attenzione ai cittadini dovrà essere una dote fondamentale perché al centro della politica e degli impegni amministrativi ci sono le persone, le famiglie, i lavoratori, gli imprenditori e tutti i cittadini. Il nuovo sindaco dovrà avere come punto di riferimento i valori veri: la vita, la libertà, la famiglia, la giustizia, l'attenzione ai piccoli e ai poveri. La città in futuro avrà bisogno di un sindaco forte, che non si pieghi alla sfiducia e allo scoramento e che non pronunci mai parole di disperazione ma che semini sempre tanta speranza». Nella sua preghiera l'arcivescovo desidera un'amministrazione «aperta e collaborativa con le altre istituzioni».

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