le indagini

L'Aquila, trovate statue e capitelli di epoca romana in un garage di Paganica

Nei guai una ragazza e un 50enne già denunciati per furto in una casa inagibile dalla squadra mobile. Esibito un atto falso per giustificare il possesso dei reperti di epoca romana

L’AQUILA. Ha un seguito l’indagine della polizia caratterizzata dalla denuncia di una ventenne e di un 50enne (di cui non sono state fornite le iniziali) accusati di aver rubato oggetti nell’abitazione inagibile della famiglia di lei, con la quale non ha rapporti. Infatti, nel garage di un appartamento di Paganica, gli agenti della Mobile hanno ritrovato undici reperti archeologici risalenti all’epoca romana di cui si erano appropriati indebitamente i due aquilani. Si tratta di reperti che provengono da un’abitazione evacuata in seguito al terremoto il cui valore sembra ammontare a 30mila euro secondo una prima stima. Si tratta di un mezzo busto maschile di media grandezza, un mezzo busto di piccole dimensioni, un capitello con un inserto in ferro, un capitello di pietra rossa, una colonna di 45 centimetri, una base di una colonna, due pezzi di capitello con colonna, una pietra con corona e una pietra grande con intarsi lavorati.

La ragazza denunciata dalla polizia, per comprovare la liceità del possesso degli oggetti preziosi, ha esibito una scrittura privata che gli investigatori hanno ritenuto falsa.

Tutto ha inizio dalla denuncia di una donna aquilana, che, recatasi per un controllo periodico nell’abitazione di famiglia, nel centro storico e disabitata dopo il sisma del 2009, ha notato la mancanza di vari oggetti di pregio nelle aree comuni del fabbricato.

Il sopralluogo ha evidenziato la mancanza di segni di effrazione su porte e finestre dell’edificio e, senza indugio, sono iniziati i controlli nei vari esercizi commerciali cittadini di vendita dell’usato, dove, in un paio di questi, è stata trovata la maggior parte degli oggetti, dei mobili e degli arredi presi. Dalla visione della documentazione di consegna, in possesso dei rivenditori, è emerso che tutto il materiale era stato consegnato “in conto vendita”, e in periodi diversi, da un aquilano, di seguito accertato essere amico della figlia di uno dei proprietari dell’immobile.

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