L'Aquila, truffa coi fondi del terremotoAnche il vescovo D'Ercole in Procura

Faccia a faccia tra il vescovo ausiliare e il pubblico ministero che indaga sulla fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo, ente legato alla curia aquilana per la gestione dei fondi per il sociale destinati ai terremotati. La richiesta del gip Marco Billi: "Approfondire il ruolo dei vescovi"

L'AQUILA. Anche il vescovo D'Ercole in Procura. Prosegue la sfilata di personaggi eccellenti chiamati a riferire al pm sui rapporti con gli indagati della Fondazione Abruzzo solidarietà e sviluppo. «Approfondire il ruolo dei vescovi», questa la richiesta del gip Marco Billi.

CONSAPEVOLEZZA. «Il pm», come si legge nell'ordinanza nei confronti di Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere, accerterà, nel corso delle indagini, «il livello di consapevolezza che i vescovi hanno avuto degli effettivi propositi degli indagati». Del resto, ai principali sospettati di aver messo in piedi una truffa milionaria coi fondi destinati agli interventi sociali, non è stato ancora contestato il reato di circonvenzione di persone incapaci. Il che significa che, seppure a vari livelli, potrebbero evidenziarsi profili di responsabilità a carico di quelle persone «offese» che, al telefono e di persona, s'intrattenevano a lungo con gli indagati. Questo anche alla luce di fatti incontrovertibili: la sede provvisoria della Fondazione (e della sua «cassaforte», L'Aquila città territorio) è in Curia; quella definitiva è a palazzo Cappelli di San Demetrio, sempre di proprietà dell'arcidiocesi; l'arcivescovo Molinari ha firmato atto costitutivo e statuto della Fondazione, compreso un singolare «obbligo alla riservatezza delle informazioni acquisite nello svolgimento del proprio mandato» che va ben al di là del segreto confessionale degli ecclesiastici; Molinari e D'Ercole, il 17 giugno 2010, erano a Palazzo Chigi con Giovanardi, Chiodi, De Matteis e Cialente.

COMANDAVA IN CURIA. Dagli atti all'esame del pm risulta, poi, che Traversi, sedicente massone, aveva assunto un ruolo di primo piano all'interno della Curia cattolica aquilana, che gli aveva persino messo a disposizione un ufficio. Gli investigatori vogliono ricostruire la fitta rete di collaborazioni delle quali ha goduto il professore indagato, il quale, come risulta da un documento in via di acquisizione, era arrivato anche a disporre della mail dell'ufficio beni culturali dell'arcidiocesi. Da questo indirizzo, il 20 ottobre 2010, parte un ordine rivolto a Mario Narducci (persona non coinvolta nell'inchiesta), collaboratore dei vescovi per la comunicazione: «Gentilissimo Mario, inviamo in allegato il comunicato stampa da pubblicare su tutte le testate locali e nazionali. Cordialmente Fabrizio Traversi». Si tratta della nota, di cui i vescovi hanno pubblicamente disconosciuto paternità e ispirazione («il segretario non ha ritenuto di informarci») che preannunciava querele a tutela dell'«onorabilità» della Fondazione.

IL RIMPALLO. Il 21 ottobre 2010, a precisa domanda su chi avesse portato Traversi all'Aquila, Molinari rispondeva: «Può anche darsi che abbiamo sbagliato, ma hanno trattato tutti con D'Ercole. Io sono subentrato dopo». Eppure il 14 giugno 2010, nello studio del notaio Antonio Battaglia, il metropolita compariva come fondatore di Abruzzo solidarietà e sviluppo.

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