L'Aquila, va avanti la rivolta degli operatori del call center

Mercoledì sit in dei 560 addetti di "Lavorabile" e ieri protesta allo stadio per il rinnovo della maxicommessa Inps

L’AQUILA. Le istituzioni si stanno mobilitando per salvare i 560 operatori del call center Lavorabile, la cui commessa Inps-Inail-Equitalia scade il 31 dicembre, con il rischio che venga dirottata altrove, a causa del forte ribasso sul costo del lavoro previsto nelle linee guida del bando per il nuovo appalto. Come annunciato, i lavoratori sono pronti alla mobilitazione: mercoledì, dalla 10 alle 15, si svolgerà un presidio davanti alla sede aquilana dell’Inps. Una prima iniziativa di protesta, cui seguiranno altri sit-in, in vista della manifestazione nazionale a Roma. Ieri, inoltre, protesta allo stadio prima della gara tra L’Aquila e Trestina. Gli operatori del call center di Pettino, che sta gestendo la commessa in subappalto dalla Transcom, fanno appello alla comunità aquilana e spiegano come stanno le cose: «Siamo i 560 lavoratori del contact center dell’Inps, dei quali 520 a tempo indeterminato. Siamo la sede più grande delle 10 che impiegano oltre 2000 operatori in tutta Italia. Svolgiamo da oltre 6 anni un servizio pubblico essenziale a livello nazionale con elevato livello professionale. All’Aquila oltre il 25% dei dipendenti è disabile, e sono sempre tra i migliori. Anche l’Inps, come purtroppo altri enti pubblici, ha annunciato l’intenzione di riaffidare il servizio con una gara al “massimo ribasso” rispetto al costo del lavoro senza confermare il rispetto del nuovo codice appalti che prevede la continuità occupazionale degli attuali addetti. Ciò rischia di favorire le aziende meno corrette e di penalizzare le imprese rispettose dei lavoratori». Secondo gli operatori, si profila una situazione paradossale: «Questo comporterebbe la riduzione dei livelli e qualità del servizio, la riduzione del numero di operatori, la riduzione del trattamento economico e normativo degli operatori, il trasferimento delle attività all’estero, il dispendio di soldi pubblici in indennità di disoccupazione, contributi all’assunzione di diversi operatori, costi per formazione».

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