L’arcivescovo Petrocchi abolisce i vicari

Giro di vite negli incarichi di Curia, saranno nominati dei semplici delegati. Stincone al posto di padre Candido per i religiosi

L’AQUILA. Una diocesi troppo piccola per giustificare tanti vicari episcopali. Niente vice-vescovi, insomma. Niente più trampolini di lancio per scalare qualche posizione nella gerarchia. Meglio controllare tutto da soli. In prima persona. A partire dai conti. E magari affidare il più semplice e meno pomposo incarico di delegato a un sacerdote destinato a seguire un settore indicato. Si avvia a piccoli passi il nuovo corso dell’arcidiocesi aquilana.

Il nuovo presule Giuseppe Petrocchi sta apportando i primi cambiamenti a una struttura leggermente appesantita negli ultimi anni di episcopato molinariano, sia nei posti assegnati al clero sia a quelli destinati ai laici, il cui numero negli uffici della Curia è cresciuto a dismisura, specialmente nel post-terremoto. È da leggersi così la prima nomina ufficiale, data dalla Curia metropolitana il 19 settembre scorso, con la quale il nuovo arcivescovo designa il sacerdote Oreste Stincone delegato dell’ufficio per gli istituti di vita consacrata (frati e suore) a decorrere dal primo ottobre 2013 e per la durata di un quinquennio. La nomina di Stincone si è resa necessaria, come si legge nel decreto arcivescovile, visto che dallo scorso primo settembre si è reso vacante l’ufficio di delegato per gli istituti di vita consacrata. Ciò è avvenuto in seguito al trasferimento a Teramo di padre Candido Bafile dell’ordine dei frati minori, per assumere un altro incarico, conferitogli dal ministro provinciale padre Carlo Serri. Petrocchi, «volendo provvedere a suddetto ufficio in modo adeguato», come si legge nella nomina, ha scelto Stincone, parroco di Collepietro.

La novità dell’abolizione dei vicari episcopali segna una discontinuità rispetto al passato. Alcuni ex vicari sono stati confermati donec aliter provideatur (finché non si provveda altrimenti) nel ruolo di semplici delegati del vescovo, al quale fanno capo tutte le funzioni. I delegati in questione restano a dirigere una singola area di riferimento e rispondono direttamente all’arcivescovo. Nessuna delega in bianco per nessuno. Prime mosse in direzione pastorale, dunque, dopo quelle avviate per la sistemazione dei conti della Curia.

A questo proposito, la lente d’ingrandimento già applicata sui bilanci dell’arcidiocesi è destinata a filtrare anche i conti di organismi importanti quali l’istituto diocesano per il sostentamento del clero (il soggetto che paga gli stipendi ai preti) e l’istituto superiore di Scienze religiose su cui la Curia non parrebbe più intenzionata a intervenire con iniezioni di liquidità.

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