L’auto usata è taroccata? Il contratto è nullo

Il giudice onorario dà ragione a una donna truffata sul chilometraggio reale della macchina

L’AQUILA. Aveva acquistato una macchina usata da una società romana al prezzo di 8555 euro. Secondo il venditore, l’auto, una Citroen C4 immatricolata nel 2006, aveva percorso solo 89mila chilometri, ma a distanza di qualche anno la nuova proprietaria ha scoperto che le cose non stavano esattamente così, ed è riuscita a far annullare il contratto «per vizio del consenso», e farsi rimborsare buona parte della somma spesa. A rappresentare la donna, un’aquilana di 60 anni, nel procedimento civile intrapreso contro la società romana, sono stati gli avvocati Cristian Ianni e Silvia De Santis, del Foro dell’Aquila.

A distanza di tre anni dall’acquisto, la donna aveva portato l’auto in un’autofficina autorizzata del colosso francese, e aveva scoperto dal database della casa madre che la macchina aveva invece percorso ben 182mila chilometri, alla data dell’acquisto. Come si era giunti a smascherare l’inganno? L’auto, prima di essere venduta, era stata portata in diverse autofficine autorizzate, che ogni volta avevano certificato sul database il chilometraggio effettivo. Così, nel 2007, si era scoperto che la macchina aveva percorso 90mila chilometri, 121mila a marzo del 2008, e la bellezza di 182290,5 alla data del passaggio di proprietà. Chiaramente lo stato del mezzo aveva costretto la nuova proprietaria a compiere diverse riparazioni, per un ammontare di altri 3215 euro, pari a un terzo del prezzo di acquisto. Gli avvocati della donna hanno subito eccepito la nullità del contratto di compravendita perché il consenso da parte dell’acquirente era stato carpito in malafede, nascondendo che il contachilometri era stato scaricato ad arte. Il giudice onorario Brunella Di Egidio ha stabilito che «dalla documentazione allegata risulta provata l’alterazione del contachilometri». Il bene venduto, quindi, presentava caratteristiche diverse rispetto a quelle dichiarate. I proprietari dell’autosalone sono stati condannati a risarcire una parte del prezzo di acquisto, pari a poco più di 5000 euro, e al pagamento delle spese legali. Non è stato accordato, invece, il ristoro delle spese sostenute per le riparazioni dell’auto, visto che «non risulta provato» il nesso tra il malfunzionamento e lo stato di vetustà del mezzo. (a.b.)

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