L’ira di Federcaccia: doppiette penalizzate

Riapre la stagione venatoria e Rubeo attacca: la Regione ha ridotto il territorio accessibile ai cacciatori

AVEZZANO. A pochi giorni dall'apertura della caccia alla lepre scoppia la protesta a causa della decisione di interdire all'attività venatoria le aree di sovrapposizione e sperimentali che riguardano diversi territorio della Marsica e dell’intera provincia.

L’Enalcaccia provinciale ora è sul piede di guerra e chiede spiegazioni alla Regione.

«Rimanendo oscure le motivazioni o gli eventuali studi che hanno determinato la decisione», afferma Vincenzo Rubeo, responsabile provinciale, «e in queste condizioni è impossibile praticare la caccia. In un workshop dell’Urca (Unione regionale cacciatori dell’Appennino) sulla gestione del cervo e del capriolo in Abruzzo, ci siamo sentiti dire dal dottor Francesco Riga dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che i cacciatori del territorio devono ritenersi fortunati in quanto le loro zone sono circondati da aree protette».

«Purtroppo», spiega Rubeo, «la nostra situazione è inverosimile e ogni cacciatore dovrebbe fare corsi avanzati di topografia visto che tra sic, zps, zpe, aree contigue, patom, parchi nazionali, parchi regionali, zone di rispetto, oasi, zone umide, aree di sovrapposizione, aree sperimentali i “fortunati” cacciatori escono con il terrore di sconfinare in aree vietate. Il territorio della Provincia», aggiunge il presidente, «è protetto per oltre il 70 per cento e, di conseguenza, interdetto all'attività venatoria».

Un altro problema riguarda il territorio montuoso che si estende dai 700 metri di altitudine ai 2.000. Per Enalcaccia, a causa delle nevicate l’area disponibile per la caccia è quindi ulteriormente ridotta. «Abbiamo la sensazione», sottolinea Rubeo, «di essere ormai giunti al “funerale” della Caccia in provincia dell’Aquila, e ciò nel più totale disinteresse. Allora dovrebbero essere più chiari e dirci che in questo territorio la caccia deve considerarsi superata e ce ne faremo una ragione».

L'appello è alla Regione e agli enti che si occupano della questione affinché il sistema caccia venga riorganizzato e strutturato in modo più logico.

«Se invece ancora ci fosse un qualcosa da salvare», conclude Enalcaccia, «facciamolo nel più breve tempo possibile». (p.g.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA