L’odissea di Rezaii: dall'Iran all'Aquila per studiare medicina, ora è senza casa

La studentessa, già in fuga dall'Afghanistan, è stata “sfrattata” dai container. Ora è alla ricerca di un tetto per coronare il suo sogno

L’AQUILA. Dall’Iran all’Aquila tra mille difficoltà, dove dopo due mesi di ospitalità in un container dell’associazione “Abbraccio onlus” è rimasta di nuovo senza un tetto sulla testa.

La storia di F. Rezaii, studentessa di 27 anni con il sogno di diventare fisioterapista per poi specializzarsi, comincia da lontano, intreccia il destino di una giovane in fuga da un Paese in cui non c’è spazio per le donne e per la libertà, con le regole della burocrazia che rende poco solidale anche la democratica Italia. F. Rezaii è nata e cresciuta in Iran, lontana dalla sua terra d’origine, l’Afghanistan dilaniata dalle bombe che i suoi genitori hanno deciso di lasciare scegliendo il male minore: sopravvivere in un Paese che detesta gli afghani. La ragazza, quarta di cinque figli, ha studiato per anni sottobanco, perché in Iran non è concesso agli afghani di farsi una posizione nella società. Ed è cresciuta in lei la vocazione per la medicina.

Cosa fare, per poter studiare? F. Rezaii conosce tre lingue, persiano, tedesco e pochissimo italiano. Semplice: doveva tentare di arrivare in Germania e ha cominciato a mettere da parte i 12mila euro per affrontare da clandestina il viaggio della speranza su barconi colmi fino al limite dell’umanità di uomini, donne e bambini pronti a rischiare la morte per salvarsi dalle guerre. Era pronta ad attraversare prima a piedi l’Iran con un passaporto falso, poi i confini della Turchia, e poi la Grecia, la Serbia, l’Austria. Ma poi il destino l’ha portata a incontrare quello che poi sarebbe diventato il suo tutor, il cui lavoro lo porta a girare il mondo e che invece l’aiuta ad arrivare in Italia, precisamente all’Aquila, con un regolare permesso studi.

Qui ha superato il test di fisioterapia e ha cominciato il primo anno di studi, unica straniera al momento, cercando di farsi strada con il poco italiano che conosce. Migliorerà, dice, seguendo il corso di italiano per stranieri. Accolta per due mesi in uno dei container da 24 posti che l’associazione “Abbraccio onlus” mette a disposizione degli studenti bisognosi, a un certo punto è stata costretta a lasciarlo. Dall’oggi al domani, il 5 febbraio scorso, la ragazza si è trovata in mezzo alla strada, sola, lontana migliaia di chilometri dalla sua famiglia, ma con ben stretto nelle mani il suo sogno. Però le regole sono regole e anche per la giovane afghana deve valere quella del limite dei pochi giorni di ospitalità nel container. Per lei, rimasta “addirittura” due mesi, non si possono più fare eccezioni. Ora F. Rezaii è ospite di un’amica a Caporciano e deve riavvicinarsi alla città per seguire le lezioni, ma non ha un lavoro (che sta cercando), non ha la macchina e non ha un soldo. Dovrebbe rinunciare a diventare un futuro medico italiano? La gara di solidarietà, con alla testa il consigliere straniero Bouchaib Gamal, è già partita, ma serve l’aiuto di molti per far trovare a Rezaii una sistemazione economica. Lei non cerca elemosina. «Voglio farcela da sola, ho le mani per lavorare», dice con un filo di voce, «e quando mi alzo la mattina il mio unico pensiero è la vita».

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