dono in ricordo del giro di lombardia 

La bici di Vito Taccone al Museo del Ghisallo

AVEZZANO. Tra una settimana, la bicicletta con la quale Vito Taccone vinse il giro di Lombardia nel 1961 entrerà a far parte dei cimeli che si trovano al Museo del Ghisallo, sulla vetta della...

AVEZZANO. Tra una settimana, la bicicletta con la quale Vito Taccone vinse il giro di Lombardia nel 1961 entrerà a far parte dei cimeli che si trovano al Museo del Ghisallo, sulla vetta della montagna che è un po’ l’emblema di questa classica che con la sua 113ª edizione di fatto chiude la stagione agonistica delle due ruote.
La bicicletta è una Bartali e andrà tra altri cimeli di mostri sacri. Il colle del Ghisallo è in Lombardia e collega la Valassina con la parte alta del Triangolo Lariano.
Una storia lunga quasi 60 anni e che all’epoca ebbe come protagonista il compianto Camoscio d’Abruzzo, vale a dire una delle massime espressioni del ciclismo professionistico abruzzese.
Era il 1961 e Vito Taccone era passato al professionismo da meno di cinque mesi, ma già alla sua prima apparizione tra i big era stato in grado di vincere una tappa al giro d’Italia (a Potenza), suscitando l’interesse di una certa stampa specializzata che è sempre andata a caccia di personaggi da proporre ai propri lettori. E Taccone non impiegò molto a diventare una delle prede più ambite dai cronisti dell’epoca, per via di quel suo carattere esuberante che lo portò in breve tempo e in più circostanze alla ribalta.
Ottobre 1961. A conclusione della stagione agonistica arriva il classico giro di Lombardia e tra i partenti c’è anche il Camoscio d’Abruzzo. Caso vuole che nello stesso albergo della Germanvox (la squadra di allora di Vito), alloggi anche un giovane Sergio Neri, cronista alle prime armi, ma già in grado di avere intuizioni che ne faranno la grande firma che poi sarebbe diventata.
A raccontare il fatto è Cristiano Taccone, il figlio di Vito: «Neri incontrò mio padre nella hall e incominciò a chiedergli informazioni sulla sua provenienza e sulla sua carriera e tra un argomento e l’altro mio padre disse a Neri: se hai coraggio, scrivi che domani vinco il Lombardia. Neri guardò papà con aria sorniona, ma non si fece sfuggire l’occasione e sul Corriere-Stadio del giorno seguente, pubblicò proprio la frase che mio padre gli aveva detto la sera precedente, riportando anche i dettagli sul come e dove avrebbe attaccato per arrivare alla vittoria».
Per farla breve, il giorno dopo Taccone vinse il Lombardia e l’amicizia con Sergio Neri si consolidò in maniera indissolubile per tutto il resto della sua carriera sportiva. Adesso quel pezzo di ferro che tanti chilometri percorse sulle strade italiane andrà a far bella mostra di sé, insieme a tanti altri simboli di un passato sportivo che sembra lontano anni luce. «La bici è del corridore ma appartiene a tutti e tutti la devono vedere», evidenzia Cristiano Taccone.
La cerimonia è in programma sabato 12.
©RIPRODUZIONE RISERVATA