La Burgo produrrà cartoncini

Intesa al Ministero, entro marzo il nome del partner investitore. Il sindaco Di Pangrazio: salvi 140 posti

AVEZZANO. Entro la fine di marzo si conoscerà il nome dell’investitore con cui i vertici Burgo avvieranno una trattativa per la riconversione della cartiera di Avezzano. Si fa sempre più vicina la salvezza di 140 posti di lavoro. Sarebbero infatti tre gli investitori italiani interessati al sito marsicano e su cui si sta concentrando la scelta del gruppo Burgo. Un quarto verrebbe dall’estero. È quanto emerge dall’incontro di ieri al Mise (ministero dello Sviluppo economico) in cui sono state discusse «le manifestazioni di interesse» per la cartiera di Avezzano. «Gli investitori interessati alla produzione di cartone ondulato sarebbero molti», commenta il sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, «ma solo tre sarebbero gli investitori italiani verso cui i vertici della Burgo sarebbero orientati. Entro un mese conosceremo l'interlocutore con cui la cartiera inizierà le trattative». Fino a gennaio dell’anno scorso ad Avezzano è stata prodotta carta per riviste, etichette, cartelli pubblicitari, in poche parole, destinata all’editoria. Dopo lo spegnimento di una linea della produzione la fabbrica è passata alla carta naturale, quella utilizzata per esempio per le macchine fotocopiatrici o per gli album da disegno. Con la discesa in campo di un nuovo investitore che entrerebbe in maggioranza in una nuova società, si passerebbe al cartone ondulato con grammatura leggera. Ma non solo. Comunque, un prodotto diverso da quello lavorato finora, destinato ad esempio alle scatole in cui si vendono merendine o a imballaggi in generale. Un particolare tipo di cartoncino che sul mercato italiano si piazza con 500mila tonnellate, per il momento quasi completamente importato. Con la partenza ad Avezzano, a pieno regime, se ne riuscirebbero a produrre 150mila tonnellate, dunque una buona fetta di mercato.

«Da quello che ci è stato prospettato nella riunione», continua il sindaco, «la produzione di Avezzano sarebbe interamente assorbita dalla richiesta del mercato italiano e ci sarebbero 85 posti di lavoro in sicurezza. La Burgo sarebbe anche interessata a mantenere il collegamento con Sora, dove sarebbero operativi altri 50 dipendenti». E quindi oltre alla produzione di cartoncino, ad Avezzano si continuerebbe a tagliare la carta, come sta già accadendo ora, per lo stabilimento ciociaro. Tutto questo significherebbe anche un imponente riavvio dell’indotto con numerosi camion e mezzi in entrata (materie prime) e in uscita (prodotto finito). «La Burgo vuole mantenere una quota di minoranza nella nuova società», conclude Di Pangrazio, «e sarebbe interessata anche a investire sull'acquisto di nuovi macchinari». A Roma il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, ha esortato la proprietà a velocizzare i tempi di necessari alle trattative, per accedere in termini di legge, ai finanziamenti europei per gli sgravi fiscali dell'energia. All’incontro è stato presente anche il capo di gabinetto del presidente della Provincia dell’Aquila, Massimo Verrecchia. «Il 4 febbraio siamo stati a Vicenza per l’incontro in Confindustria dell’esecutivo Burgo e Girolamo Marchi ci aveva già rassicurato parlandoci di «una forte spinta della società affinché lo stabilimento di Avezzano venga riconvertito su nuove produzioni», commenta Gianluca Marianella, Rsu Cgil, «dopo l’incontro al ministero dei colleghi mi hanno chiamato piangendo per la gioia. Noi ci abbiamo sempre creduto e continueremo a lottare, nella speranza che i tanti sacrifici fatti finora vengano ripagati». Intanto alla fabbrica di Avezzano continuano a lavorare su due turni, a rotazione, una cinquantina di operai. Altri 12 tecnici si occupano della manutenzione per la preservazione degli impianti.

Magda Tirabassi

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