agricoltura

La Cgil: «Caporalato più che reale»

La Sinimberghi invoca azioni mirate per tutelare le imprese serie

AVEZZANO. «L’interrogazione dell’onorevole Gianni Melilla e la risposta su quante e quali sono le iniziative che le istituzioni hanno messo in atto sono state utili per far venire alla luce fenomeni che non possono essere più tollerati in Abruzzo, tantomeno nascosti».

È quanto afferma il coordinatore regionale Fai-Cgil, Ada Sinimberghi, sulla questione del caporalato nel settore agricolo del Fucino.

L’attività di vigilanza ha accertato fenomeni di illegalità e sfruttamento di lavoratori impegnati in agricoltura e di alcune aziende del Fucino che svolgono azione di caporalato mascherata da una finta attività imprenditoriale.

Il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova ha infatti sottolineato come i fenomeni denunciati più volte nel corso del tempo sono più che reali. Secondo la Sinimberghi, l’intervento di Stefano Fabrizi e Fabrizio Lobene, direttore e presidente di Confagricoltura L’Aquila, «che hanno minimizzato il fenomeno» difendendo le aziende del Fucino da tale accusa, «sarebbe stato più utile, oltre che doveroso, se avesse riconosciuto la necessità non più rinviabile di riprendere un’azione immediata con tutti i soggetti sociali, istituzionali, politici che operano nella regione al fine di costruire sistemi condivisi per tutelare maggiormente e con più efficacia le imprese serie. Si preoccupino piuttosto, Fabrizi e Lobene, di garantire la capacità delle tante imprese corrette esistenti nel Fucino che creano sviluppo di qualità e di occupazione». (p.g.)

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