La Cisl “sconfessa” tribunale del malato sui turni troppo duri

Carrabia (Cisl): «L’alternativa era perdere lavoro e stipendi» Campanella (Fiom): «Gli operai devono rivolgersi a noi»

SULMONA. I sindacati bocciano l’iniziativa di Catia Puglielli, legale referente del Tribunale per i diritti del malato, che ha chiesto ai vertici della Magneti Marelli un incontro per valutare il rispetto delle norme in fatto di turni e riposi. La richiesta prende le mosse dalle lamentele su problemi di salute e disturbi vari che alcuni lavoratori della fabbrica sulmonese sono andati a riferire al Tdm, dopo l’avvio dei nuovi turni sul modello americano. Tanto è bastato per scatenare la reazione della Puglielli, che ha scritto una lettera ai vertici del gruppo per andare in fondo alla questione. Zelo che non va giù ai sindacati, non tanto perché privati del loro ruolo, quanto perché bollano come «pretestuose e inutili» le rivendicazioni sui nuovi turni.

«Si tratta di essere responsabili e di capire che se qui chiude la Marelli è la fine», incalza Dante Carrabia della Fim-Cisl. «I nuovi turni sono stati firmati dai sindacati e hanno comportato anche aumenti salariali. Si preferiva non firmare e perdere altri posti di lavoro? Per questo invitiamo alla calma e alla prudenza tutti».

Interrogativi che lasciano perplessa – dalla parte opposta – anche la Fiom-Cgil che quegli accordi non li ha firmati, ma che prende comunque le distanze dal Tdm. «La cosa è assurda», ribatte Pietro Campanella della Fiom-Cgil. «Diciamo da mesi che quell’organizzazione del lavoro è sbagliata, ma i nuovi contratti sono stati firmati, perciò invitiamo quei lavoratori che si sono rivolti al Tdm a chiedere spiegazioni ai loro sindacati. Anzi, speriamo per loro che non siano iscritti ad alcuna sigla, altrimenti saremmo al paradosso. Per questo, del resto, siamo tornati a vincere nelle elezioni delle Rsa, coi lavoratori che si sono accorti dell’importanza delle nostre battaglie».

La nuova turnazione, secondo la fabbrica che fa capo alla casa madre della Fiat e che è il settimo costruttore automobilistico al mondo, risponde all’aumento dei volumi produttivi. La crisi del mercato dell’auto sembra superata e anche lo scandalo delle auto truccate del gruppo tedesco Volkswagen-Audi sta facendo da traino alle vendite dell’italo-americana Fca (Fiat Chrysler Automobiles). Lo stabilimento sulmonese si inserisce nel quadro della produzione mondiale, recitando un ruolo nella produzione delle nuove Alfa Romeo e dei pezzi per il Ducato, che viene assemblato alla Sevel. Dall’anno scorso la Fiat è passata da un regime di 15 turni a uno di 20 per settimana nei reparti collegati alla produzione delle nuove vetture Jeep Renegade, Fiat 500X e la Giulietta dell’Alfa Romeo. In base alla nuova organizzazione aziendale si lavora di mattina, pomeriggio e notte non più soltanto dal lunedì al venerdì (dalle 6 alle 14, dalle 14 alle 22 e dalle 22 alle 6), ma anche il sabato e la domenica, con due giorni di riposo a settimana non sempre consecutivi. In particolare, dopo sei giorni di mattina, si finisce di lavorare alle 14 del sabato e si ricomincia con la notte alle 22 della domenica. Sono 200mila le nuove auto che saranno prodotte dalle tute blu sulmonesi a regime, entro i prossimi due anni. Volumi produttivi che consentiranno di abbattere la cassa integrazione per 88 operai sui 150 in stop forzato da anni.

Federica Pantano

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