La cricca c'è, la Procura stringe su Verdini

Gli affari del Consorzio Federico II e delle imprese collegate nel mirino dei magistrati

L'AQUILA. La cricca c'è, eccome. C'è la mappa degli affari nella città devastata. È tutta scritta nelle carte che, da ieri, non sono più un mistero per la Procura dell'Aquila, da dove arriva la conferma: «Non ci saranno salvacondotti per nessuno, nemmeno per le imprese abruzzesi», afferma il procuratore Rossini il quale, oltre a chiedere il processo per i responsabili dei crolli e del mancato allarme, stringe un patto di ferro con la Procura nazionale antimafia che indaga su Verdini (Pdl).

L'AMICO. Ruota attorno alla figura del coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini, come riportato ieri su Repubblica, il nuovo filone d'inchiesta che, partito da Firenze e dalla storia di appalti e corruzione che getta ombre anche sull'operato del capo della Protezione civile Guido Bertolaso, approda all'Aquila. I pm del pool capeggiato da Rossini, in sinergia coi magistrati della Procura nazionale antimafia Vincenzo Macrì, Olga Capasso Alberto Cisterna e Gianfranco Donadio, mettono gli occhi sui lavori dei componenti della cricca nella città devastata. Lavori di cui è parte attiva la toscana Btp (Baldassini-Tognozzi-Pontello) che, già 40 giorni dopo il terremoto, il 15 maggio 2009, in casa della Carispaq (notaio il presidente della banca Antonio Battaglia, consulenti-testimoni il presidente del collegio sindacale Luciano Cicone e il direttore generale Rinaldo Tordera) stringe alleanza con tre imprese aquilane: «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl», «Vittorini Emidio costruzioni srl» e «Marinelli ed Equizi srl». Progetto Case, scuole provvisorie, puntellamenti. Il consorzio vuole lavori. I viaggi della speranza a palazzo Chigi per accreditarsi hanno uno sponsor d'eccezione: Verdini. Memorabile la telefonata all'indagato per corruzione Riccardo Fusi, per cui i pm di Firenze chiedono l'arresto, non concesso dal gip. È il 17 giugno 2009, l'esponente Pdl chiama al telefono l'imprenditore e gli passa il presidente della Regione Gianni Chiodi. L'esordio è la confusione sul nome. «Come si chiama il vostro consorzio, scusami... Vittorio Emanuele II?». E poi: «Come si chiama l'imprenditore di lì?». Quindi Chiodi («ma lo feci solo per motivi di cortesia», disse) gli detta il numero del cellulare. E Verdini chiosa: «Va' a trovarlo...ti spiega un po' tutto...lui è un amico...». Lo stesso esponente nazionale del partito di Berlusconi ammetterà, davanti ai pm toscani «di aver raccomandato» il presidente dell'impresa «perché avesse appalti in Abruzzo». Anche perché, e questo è un elemento all'esame dei pm, era un periodo che «lavorava poco».

L'INCHIESTA. L'inchiesta, a tutto campo e su tutti gli appalti della ricostruzione, si propone di scoprire proprio questo. Cioè se i lavori, accertati e documentati, affidati in città al consorzio o alle singole imprese consociate, attraverso gare d'appalto o in via diretta, come nel caso delle opere private, siano stati o meno una sorta di «risarcimento» per le opere saltate da qualche altra parte d'Italia, dalla Maddalena a Firenze, a Roma. Il che aveva spinto Fusi a chiedere l'intervento dell'«amico Verdini». C'è tutto dentro le intercettazioni (migliaia di pagine) che disegnano la mappa dei movimenti della cricca. La bandierina sull'Aquila c'è. È la scuola media provvisoria «Carducci» da 7,3 milioni di euro. Il lotto 12 che il consorzio si aggiudica (con un ribasso del 7,23%) attraverso un'associazione d'impresa con «Cmp costruzioni metalliche srl», «Btp» e «Vittorini Emidio costruzioni srl». Il perno sul quale ruota l'attenzione è proprio la figura di Verdini, già indagato per corruzione a Firenze e a Roma. Il titolo del fascicolo è «Infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti per la ricostruzione».

APPALTI SOTTO ESAME. L'ipotesi dell'accusa è che le raccomandazioni di Verdini siano andate a buon fine, come dimostrerebbe l'elenco dei lavori acquisiti da Consorzio e associate. Il più corposo (7,3 milioni) per una scuola provvisoria. Poi ci sono 2,8 milioni di subappalti per «movimento terra, scavi e riempimenti, opere per fondazioni ed elevazioni, piazzali, parcheggi, murature e opere edili di finitura», come si legge nell'elenco diffuso dalla Protezione civile a ottobre 2009 e pubblicato sul Centro per l'operazione trasparenza. Quindi i lavori per riadattare la caserme Pasquali-Campomizzi ad alloggio per sfollati; gli altri soldi pubblici (83mila euro come Consorzio e 115mila come Barattelli per puntellamenti e demolizioni affidati dal Comune, più le opere per la messa in sicurezza e il recupero delle opere d'arte negli immobili di proprietà della banca (1,3 milioni) che hanno insospettito la capofila Bper (Banca popolare dell'Emilia Romagna) che ha dato lo stop all'affidamento diretto di lavori alle imprese di un componente del proprio consiglio d'amministrazione. Tutto questo è all'esame dei magistrati dell'Aquila.

TUTTI DA LETTA. Gli imprenditori aquilani, non senza fatica perché, come emerge sempre dalle intercettazioni, i toscani volevano andarci da soli, si presentano da Gianni Letta. Ci sono anche uomini Carispaq come il dg Tordera. Chi è l'anfitrione a palazzo Chigi? Verdini.

ROSSINI. Stavolta il «no comment» del procuratore Alfredo Rossini vale più di una conferma. Non pronuncia mai il nome del coordinatore del Pdl, ma ufficializza che è in corso un'indagine su quello che potrebbe diventare il più grande filone di quelli aperti finora. Alla domanda sul fatto che le attività, a Roma, della Procura nazionale antimafia, e quelle, all'Aquila, della distrettuale, avrebbero portato a indagare Verdini, Rossini risponde: «Mi sembra strano che ci si meravigli: la Procura nazionale e quella distrettuale sono praticamente una sola parte e tra l'altro vanno ad agire su quelli che possono essere i risvolti mafiosi. Noi abbiamo una competenza territoriale e ci appoggiamo alla Procura nazionale sotto il profilo dei dati, degli archivi che hanno disposizione. È normale che quando si presentano certe situazioni lavoriamo entrambi, facciamo le stesse cose». Poi ribadisce che «le indagini sono in corso» e si saprà tutto «quando saranno concluse». Non si esclude un coinvolgimento dell'imprenditoria locale, «perché no, non credo che gli abruzzesi abbiamo un salvacondotto». «Indaghiamo a tutto campo, non possiamo escludere nulla, ci auguriamo di arrivare a dei risultati».

IL CSM. Il comitato di presidenza del Csm ha dato il primo via libera all'apertura di una pratica a tutela dei pm abruzzesi dopo gli attacchi del premier Berlusconi.

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