La difesa: intercettazioni inutilizzabili

Inchiesta Fondazione, oggi la decisione sulla revoca degli arresti di Traversi e Cavaliere

L'AQUILA. «Le intercettazioni sono inutilizzabili e tutto quello che ne è conseguito è viziato da nullità». Questa la motivazione con la quale i difensori di Fabrizio Traversi e Gianfranco Cavaliere, ai domiciliari per la presunta tentata truffa con i 12 milioni dei fondi per il sociale, hanno «picconato» il castello di accuse mosse dalla procura nell'udienza davanti al giudici (Roberto Ferrari, Italo Radoccia e Carla Ciofani) del tribunale del riesame.

Oggi, quasi certamente, ci sarà la decisione sulla revoca (o meno) degli arresti domiciliari.

Nel corso dell'udienza il pm ha presentato una memoria di circa 30 pagine a sostegno della sua tesi per il rigetto dell'istanza di libertà per i due principali indiziati che, a suo dire, potrebbero ancora inquinare le prove. Ma i difensori degli accusati non mollano.

«Molte di queste intercettazioni che costituiscono la maggior parte delle accuse», ha detto l'avvocato Attilio Cecchini, (nella foto grande) «sono inutilizzabili per legge in quanto fanno parte di un altro procedimento che vedeva indagati lo stesso Traversi e Antonio Morgante». Va detto che Morgante, capo della segreteria del Commissario per la ricostruzione, era inizialmente sotto l'occhio della procura ma poi le cose sono cambiate radicalmente ed è lo stesso gip a precisare «che le indagini su di lui non sono proseguite». Dunque è estraneo ai fatti. Cecchini, in relazione alle conversazioni telefoniche, ha parlato di «discorsi di bassa lega, inconsistenti, dalle quali esce fuori la pochezza della classe politica locale mediocre e nulla più».

Entrando nel merito delle accuse Cecchini, insieme al collega Angelo Colagrande ha parlato di «delitto impossibile». Nel senso che i fondi che Giovanardi avrebbe dovuto erogare sarebbero per legge finiti ai Comuni e non certo alla Fondazione. Per cui, al fine di ottenere qualcosa, gli indagati avrebbero dovuto corrompere i sindaci o comunque i responsabili degli enti locali beneficiari della erogazione. Il delitto è impossibile, secondo i difensori, in quanto le azioni poste in essere dai due, nell'ambito delle conversazioni telefoniche, sarebbero del tutto inidonee a concretizzare il reato.

«L'inchiesta», ha detto ancora Cecchini, «nasce dalle persone che per varie ragioni si sono defilate dalla Fondazione, da reazioni ingiustificate e dalle tensioni tra gli aquilani e gli amministratori dei piccoli Comuni». Gli avvocati hanno poi ribadito che la Fondazione è comunque una iniziativa avviata con la «benedizione» della Curia aquilana. Ieri, in udienza, è comparso il solo Cavaliere, accompagnato dal padre, Raffaele, consigliere comunale, mentre il professor Traversi è rimasto a Roma. La decisione era attesa per oggi ma l'udienza (sospesa per mezzora) si è prolungata oltre le previsioni.

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