«La Grandi Rischi non influenzò i cittadini»

Processo, verso l’appello. I consulenti della difesa: «I messaggi non condizionarono la gente». Il 10 ottobre si torna in aula

L’AQUILA. Venerdì 10 ottobre si aprirà il processo di appello a carico dei sette ex componenti della commissione Grandi Rischi, già condannati in primo grado per omicidio colposo plurimo a sei anni di reclusione. Sono accusati di avere fornito rassicurazioni alla popolazione in seguito alla riunione del 31 marzo del 2009 pur in presenza di uno sciame sismico in atto da mesi. Un sisma che il 6 aprile devastò L’Aquila.

Le difese, sorprese da quel verdetto pesantissimo andato oltre le richieste del pm, hanno presentato mille pagine di ricorsi. E una delle armi per scardinare le tesi d’accusa è una perizia con la quale si intende smontare il concetto per il quale le rassicurazioni (che a loro dire non ci furono in quanto il messaggio promanò distorto) comunque non sarebbero state recepite. E se la gente restò a casa non fu per quanto detto in quella riunione.

Per fare questo è stata depositata una perizia di due noti scienziati, i professori Smeraldi e Cappa, uno psichiatra e l’altro specialista in neuroscienze.

A loro avviso, infatti, i meccanismi deputati alla decisione individuale sono soggetti a una limitata influenza da parte di influssi culturali. Per cui «anche un messaggio proveniente da una fonte altamente autorevole avrebbe dovuto avere poca probabilità di modificare un atteggiamento preesistente, come il comportamento di fuga, se questo era frutto di un’esperienza diretta degli abitanti».

«Queste osservazioni», si legge in uno dei ricorsi, in special modo quello presentato dall’avvocato pavese Alessandra Stefano, «validate dalla scienza ufficiale e mai poste in discussione, sarebbero state più che sufficienti a incrinare e vanificare quelle inossidabili certezze in ordine a un condizionamento dovuto a una comunicazione istituzionale che, invece, è alla base della decisione impugnata».

Di conseguenza vengono messe in discussione le testimonianze delle parti civili. Non in quanto ritenute mendaci ma condizionate in modo inconsapevole dall’evento.

«Il ricordo», dicono gli esperti, «è il risultato di processi costruttivi di ragionamento ed elaborazione e non il semplice ripescaggio fedele e obiettivo di informazioni a suo tempo registrate».

Nel ricorso si fa anche una riflessione che mette in dubbio certe testimonianze. «Gran parte dei testimoni», si legge tra le carte, «sentiti in merito, ha affermato che una delle considerazioni che li aveva indotti a optare per il restare a casa era stata proprio il fatto che le scosse del 5 e 6 aprile 2009 antecedenti a quella distruttiva erano state avvertite come meno intense di quella del 30 marzo: di tale evenienza, tuttavia, si è omesso di tenere conto nelle valutazioni delle testimonianze e della situazione concreta».

Tra le richieste delle difese anche la sospensione del pagamento delle provvisionali che superano i sette milioni.

Il processo, come detto, inizierà il 10 e dovrebbe proseguire anche nel giorno successivo. Comunque verrà stilato un calendario in modo da agevolare gli avvocati degli imputati che vengono da altre regioni. Sul banco degli accusati ci sono Franco Barberi, Bernardo De Bernardinis, Enzo Boschi, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Claudio Eva, Mauro Dolce.

Il collegio giudicante è presieduto da Fabrizia Francabandera, L’accusa, infine,sarà sostenuta dal pg Romolo Como.

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