La mamma: Giuseppe ucciso due volte

L’incontro gelido e senza parole con il giovane accusato dell’omicidio del figlio. I legali: ora solo dolore e angoscia

SULMONA. Lo considerano un doppio tradimento. Alla perdita del figlio in un modo così drammatico e assurdo si è aggiunto il fatto che ad ucciderlo possa essere stato il suo migliore amico. All’indomani della notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati del 21enne sulmonese Francesco Del Monaco, sospettato dalla Procura della Spezia di aver ucciso Giuseppe Colabrese, i familiari della vittima reagiscono in maniera decisa, ma composta. E lo fanno attraverso i legali Federica Benguardato e Alessandro Rotolo, che li stanno sostenendo in questa dura prova che la vita ha loro riservato. «A un dolore tanto grande e irreparabile, come quello di aver perso un figlio per mano di un assassino, si aggiunge ora l’angoscia provocata dal sospetto che quell’assassino possa essere stato il suo migliore amico», spiega l’avvocato Benguardato parlando dei genitori di Giuseppe come di persone riservate che stanno soffrendo in silenzio e che in questo momento di grande dolore preferiscono restare lontane dal clamore. «Vogliono aspettare gli ulteriori accertamenti per avere la certezza che le ipotesi accusatorie avanzate dagli investigatori liguri siano fondate», sottolinea Benguardato, «anche se le diverse contraddizioni emerse nei tanti racconti e nelle tante versioni di Del Monaco lascerebbero pochi margini ad altre ipotesi. Difficile che stia coprendo qualcuno: ci sono tante cose ancora da chiarire e da spiegare e Del Monaco è chiamato a farlo». L’altra mattina la madre di Colabrese è stata chiamata dai carabinieri in caserma per la notifica degli atti e lì c’era anche la persona accusata di averle ucciso il figlio. Un incontro gelido: pochi secondi in cui i loro sguardi si sono incrociati per un attimo. Il 21enne le è passato davanti abbassando la testa per poi allontanarsi senza parlare. Non ha tentato neppure di avvicinarla per dirle che lui con la morte di Giuseppe non c’entra nulla. Un comportamento che ha ferito ancora di più la donna che ai familiari ha poi detto: «Giuseppe è stato ucciso due volte, con la mano e con le parole». La donna non ha mai creduto alla storia del delitto per droga come avrebbe ipotizzato Del Monaco in uno dei suoi interrogatori. «Nostro figlio non faceva uso di stupefacenti né era uno spacciatore», hanno sempre ribadito i Colabrese. E mentre si fanno sempre più pesanti i sospetti sulla figura di Del Monaco che, secondo la Procura della Spezia si sarebbe macchiato del delitto, l’avvocato Benguardato precisa che la svolta potrebbe arrivare presto. «Occorre adesso attendere la prova del Dna, sulle tracce di sangue rinvenute sul luogo del delitto». L’operazione sarà eseguita dai carabinieri del Ris di Parma il 2 febbraio, ed è stata disposta per accertare se il sangue dell’indagato sia compatibile con alcune macchie ematiche ritrovate nel corso delle indagini sulla maglietta, sui pantaloncini e sulle scarpe di Colabrese. E poi gli occhiali Orkley trovati vicino al corpo di Giuseppe nel bosco di Canarbino che secondo quanto riferito dai genitori agli investigatori, non erano del figlio che portava solo RayBan. Al contrario dell’amico che portava sempre gli Orkley, come risulta da numerose foto postate sui social. «Li ha comprati anche lui quando è arrivato alla Spezia, perché i suoi li aveva lasciati a casa», ha sempre ripetuto Del Monaco. E i nuovi esami serviranno a chiarire anche questo aspetto.

Claudio Lattanzio

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