La storia della città secondo Fabrizi

Presentato il libro “Nato il 13 gennaio 1915”, dal terremoto ai giorni nostri

AVEZZANO. "Nato il 13 gennaio 1915", è il titolo del libro di Filippo Fabrizi, presentato nella gremitissima sala consiliare del Comune, che in pratica ha aperto la serie di eventi culturali previsti per il Centenario del terremoto della Marsica del 1915.

Apprezzati e applauditissimi gli interventi dei relatori Natalino Irti, Giorgio Letta e Angelo Fabrizi, tutti e tre professori universitari, autori di libri e pubblicazioni letterarie, giuridiche e scientifiche. Nel libro scritto da Filippo Fabrizi viene narrata la vita di un cittadino avezzanese, nato il giorno del sisma di 99 anni fa, e nel contempo vengono rappresentate, a volte con l'ausilio di foto e immagini d'epoca, le varie fasi storiche di Avezzano, dalla ricostruzione alla guerra, dal fascismo ai bombardamenti, sino ai giorni nostri. Spaccati di vita anche vissuta direttamente, ma non è una autobiografia. Presenti l'assessore comunale alla Cultura, Gabriele De Angelis, la senatrice Stefania Pezzopane, il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo, il presidente dell'Istituzione del Terremoto della Marsica, Giovanni Pitoni, il vicepresidente della Fondazione Carispaq, Domenico Taglieri, il presidente del Lions club di Avezzano, Gianfranco Invernizzi. Ha coordinato i lavori il giornalista Eliseo Palmieri.

Il cavalier Donato Lombardi commenta così la presentazione del libro: «L’aula consiliare del Comune era gremita di tutta l’Avezzano che conta. L’amico Filippo, diciamocela tutta, è un irriducibile “rompiscatore”. Quando si mette in testa una cosa la porta a termine coinvolgendo tenacemente amici e non. È però una risorsa importante per la nostra città. Tra i relatori, l’esposizione di Angelo Fabrizi ha toccato felice il tasto dei ricorsi in maniera tenera e sobria. L’intervento di Letta, mio compagno di asilo, emerito docente di matematica alla Normale di Pisa, ha ripercorso gli anni scolastici con episodi gustosi ricordando gli insegnanti delle medie e del liceo con malcelata commozione. Irti ha superato con raffinata ironia l’insidia della sua nascosta e pudica appartenenza emotiva. I loro interventi mi hanno ricordato la frase di Ignazio Silone: “I luoghi dove siamo nati e vissuti sono sempre con noi, in qualsiasi parte del mondo ci troviamo sono con noi, essi sono una parte di noi”. Filippo ha il grande merto di aver risumato i primi germogli (ricacci) intorno all’albero troncato.Ha descritto la prima generazione dopo il disastro, poi la seconda e la terza che hanno cominciato a socializzare intorno a uno scopo comune. La quarta generazione, quella che noi viviamo, ha avuto il giusto tempo e il necessario disincanto per scrivere una storia: quella della nostra tribolata “Piccola patria”.

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