Istituzioni e Curia ci siano vicine nel sostenere quelle iniziative che abbiamo avviato per avere giustizia

«La verità senza ritardi»

Centofanti dei comitati: i processi vanno celebrati all’Aquila

L’AQUILA. La tragedia del 6 aprile ha sconvolto la sua vita forse più di quella di tanti altri aquilani che pure piangono i loro cari. La morte del nipote, Davide, sotto le macerie della Casa dello studente, ha trasformato Antonetta Centofanti, efficiente addetta stampa di varie istituzioni, in una capopolo e adesso guida con grinta il Comitato dei familiari delle delle otto giovani vittime della Casa dello studente invocando giustizia «non vendetta» per chi ha perso la vita a causa del terremoto e delle negligenze umane. Ora la ragione della sua vita è quella.

E’ passato un anno dal quel maledetto sei aprile quale è il suo stato d’animo su quanto accaduto con la prospettiva di adesso?. Come vedi la tua vita rispetto a prima?

Non la vedo. Nel senso che Il mio unico obiettivo è solo la ricerca della giustizia. Dare battaglia affinchè certe cose non possano più accadere. Ormai non è un più fatto privato ma una grande battaglia di verità ed è comunque un obiettivo importante per il quale vale la pena di andare avanti. Una molla certamente efficace per noi la cui vita è cambiata per sempre. Insomma le nostre ferite non si potranno rimarginare ma questo è lo stimolo che ci fa andare avanti.

La rabbia maggiore sta forse nel fatto che si è stati inerti davanti a segnali molto allarmanti e fin troppo espliciti?
Penso che si potesse fare molto di più. E’ vero che i terremoti non si possono prevedere ma se ne possono contenere i danni. Si è sempre saputo che questa città è una di quelle maggiormente a rischio sismco e vedere che non è mai stato fatto niente lascia l’amaro in bocca. Con una maggiore prevenzione e attenzione a certi eventi ora molte famiglie non starebbero a piangere i loro cari. Ora organizzare un consiglio comunale straordinario sul terremoto e sulla prevenzione per il 6 aprile 2010 a cosa serve?. Forse lo si doveva fare qualche anno fa per pianificare qualche intervento. Ma fare questa osservazione ora non serve più a nulla.

Accantoniamo per un attimo il rammarico. Quale è adesso la tua maggiore preccupazione?
Anche se non dobbiamo perdere la calma, soprattutto in quanto momento, siamo preccupati da alcune manovre sui processi.

Di che si tratta, sta parlando delle voci sulla possibilità di celebrarli altrove?
Certamente. Si parla in maniera sempre più insistente di questa ipotesi che mi da veramente fastidio. E si tratta di voci che non riguardano solo il crollo della Casa dello studente ma anche altri processi sempre sui crolli che qualcuno vuole spostare.

Massima allerta, dunque, su questo fronte?
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Sì perchè l’unico effetto reale che questi ipotetici trasferimenti dei processi potranno portare è solo quello di un allungamento del procedimenti e un ritardo della conoscenza della verità per sospetti di inquinamento dei giudizi che mi sembrano campati in aria. Se poi dovesse passare quell’istituto giuridico sciagurato che è il processo breve allora avremo anche l’incubo della prescrizione.

Ma non sarà certamemente questo l’ostacolo che vi potrà fermare?
Non sia mai. All’ipotesi di uno spostamento dei processi non voglio nemmeno pensare: come sono nostre le macerie così sono nostri anche i processi. Saranno semmai i giudici della Corte di Cassazione a valutare. Ma qualora si decidesse in tal senso non cambierà nulla. Noi ci sposteremo in massa anche nel tribunale di Campobasso qualora fosse necessario. In fondo qualcosa del genere è già successo. Anche quando ci fu il processo per la tragedia del Vajont le udienze penali vennero spostate, guarda caso, al tribunale dell’Aquila. E qui accorsero in massa le parti civili con i loro avvocati per sostenere le ragioni di chi non c’era più. Le stesse cose che faremo noi se sarà necessario.

Ma al di là dei processi come si sono poste le istituzioni nei confronti di voi in quanto familiari delle vittime?

Nessuno ha avvicinato i familiari per diversi mesi forse perchè tutti erano impegnati nelle varie emergenze su più fronti. Poi, a un certo punto, sono arrivate delle lettere di solidarietà alle famiglie dopodichè è finito tutto lì. Insomma una solidarietà solo formale.

Ma adesso forse vi aspettare qualcosa in più di una partecipazione?
Certo adesso che esiste la minaccia che il processo possa farsi altrove qualcuno che conta si potrebbe anche esprimere e schierarsi dalla nostra parte e rivendicare il fatto che è giusto farli qui i processi davanti a giudici certamente imparziali: i morti sono aquilani e la tragedia c’è stata qui. Non basta? Questo sarebbe davvero un gesto apprezzabile. Anche da parte della Curia. Perchè no?.

Che messaggio senti di lanciare dopo un anno agli aquilani?
Cercate di essere vigili il più possibile a 360 gradi. Bisogna esserci sempre in tutte le battaglie che si fanno senza delegare nulla. Ma poi ci sono alti aspetti per i quali occorre fare ancora molto come, ad esempio, la tutela degli anziani che sono quelli più indifesi.

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