Lacrime e ricordi, l’ultimo saluto a Luca

Folla al cimitero. Sulla bara piccozza, moschettoni e scarpe da scalata. Gli amici della montagna: «Era un gioiello»

SULMONA. Ricordi dei momenti felici, ma anche tante lacrime a rigare i visi delle centinaia di amici che hanno voluto essere presenti, ieri pomeriggio, per dare l’ultimo saluto a Luca D’Andrea, l’alpinista sulmonese deceduto tragicamente insieme al suo amico Roberto Iannilli mentre stava scalando una parete del monte Camicia sul Gran Sasso.

Un rito laico, ma intenso e toccante, quello celebrato per Luca, salutato da quanti avevano condiviso con lui l’esperienza dura ma entusiasmante della montagna. Sulla bara le sue foto e le cose che amava di più: la piccozza, i moschettoni, le magliette e le scarpe da scalata, quelle che indossava sempre quando doveva affrontare le pareti più ostiche e aprire qualche altra via sul Gran Sasso, oltre alle tante che aveva percorso insieme all’inseparabile compagno di tante scalate. Lo stavano facendo anche sulla parete del monte Camicia, da dove sono precipitati. Stavano aprendo un’altra via che volevano dedicare a un altro alpinista, il teramano Paolo Di Sabatino, vittima di un incidente analogo, anche lui caduto durante un’arrampicata sul Gran Sasso. «Abbiamo perso un gioiello, un giovane pieno di vita, di cordialità, sempre sorridente con tutti», ha ricordato Angelo Merola, durante la breve sosta davanti al feretro del suo amico prima della tumulazione a terra, come aveva sempre manifestato Luca. «Con Luca ho condiviso la passione per la montagna. Lui era il più bravo ed esperto, e riusciva a dare sicurezza a tutti, incoraggiandoci quando eravamo in difficoltà nelle tante ferrate fatte insieme».

Per la sua passione e per la sua esperienza Luca aveva ottenuto anche riconoscimenti nazionali e internazionali come sportivo della montagna. «Ma di questo lui nemmeno parlava, non voleva pubblicità», rivela Merola, «tanto era schivo e umile il suo carattere, pronto ad andare in aiuto di tutti, ma mai facendosene un vanto». Attorno alla bara gli anziani genitori, la compagna Cristina e i fratelli Lucio e Lelio, circondati dagli amici di tante esperienze in montagna. Le firme e le frasi sul libro dei ricordi e le lacrime versate dagli amici che hanno ricordato parola per parola, i consigli che Luca dispensava durante l’ascesa in montagna.

«È stata una persona nobile, per la sua gentilezza e generosità», sottolinea Arpino Gerosolimo, radiologo e appassionato di montagna, «un alpinista vero, che conosceva tutti i rischi della montagna e che quindi non era mai avventato: solo una tragica fatalità ce lo ha strappato». E poi il ricordo commosso e commovente dell’amico Maurizio Spinetta che lo aspettava mercoledì sera al “Persicano”, il locale di Pratola dove Luca amava rilassarsi con gli amici. E dove non potrà più tornare.

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