«Le proteste degli studenti sono legittime» 

Università, il rettore Alesse alla conferenza nazionale dopo i fatti della Sapienza. «No al pugno duro»

L’AQUILA. «Le proteste degli studenti sono più che legittime. Noi non siamo per la guerra, ma per la pace e la libertà di espressione. Nel mio ateneo di proteste ce ne sono poche, ma in generale, nelle università, le mobilitazioni ci sono sempre state: vanno tollerate, gestite, comprese, valutate. Sono assolutamente contrario al pugno duro». Così, arrivando alla sede della Crui (la conferenza dei rettori) Edoardo Alesse, rettore dell’Università dell’Aquila.
Secondo i vertici degli Atenei il boicottaggio della ricerca e della collaborazione con gli atenei israeliani non può andare in scena, «nessun ateneo ha mai votato in tal senso, solo alcuni Senati accademici hanno sospeso singoli bandi», precisa la presidente della Crui, Giovanna Iannantuoni. E l'agenda delle università «non la decide certo chi contesta». Parole ribadite dalla ministra Anna Maria Bernini in Parlamento: «L’Università non è una zona franca e non dà l’impunità a chi commette reati». Al tempo stesso la posizione dei rettori appare più “morbida” rispetto a qualche settimana fa. Da un lato «non servono norme speciali per la sicurezza negli atenei», chiarisce Iannantuoni. Dall’altro, «le proteste degli studenti sono più che legittime», linea che ha portato avanti il rettore dell’Univaq. «I giovani hanno il diritto di protestare, ma senza superare i limiti della legalità», gli fa eco Gerardo Canfora, rettore dell’Università del Sannio. «Ci vuole una riflessione da parte di tutti, me per primo, per capire se abbiamo fatto il possibile per stemperare le tensioni», arriva a sostenere il rettore dell’Ateneo di Pisa Riccardo Zucchi. Nel documento «Buone prassi princìpi e proposte per affrontare nelle università italiane le tematiche delle crisi internazionali e umanitarie» approvato dalla dalla Giunta della Crui e redatto da un gruppo di lavoro formato dai rettori Montanari, Bonini, Lippiello e Tottoli, si avanzano vari suggerimento come quello – che è stato motivo di qualche ironia e perplessità sulla stampa – che «nel caso di interruzioni o fenomeni di intolleranza, si decida di svolgere eventi in altra modalità (per esempio online) ma si eviti di cancellarli».
«La mobilitazione di tanti studenti universitari», si legge nel documento, «deve farci riflettere. Come per la tutela dell’ambiente, anche contro la guerra i giovani ci chiedono di assumerci delle responsabilità. Questa istanza non può rimanere inascoltata. Ci interpella sul ruolo che le università devono avere».
In Senato la ministra dell’Università Anna Maria Bernini ha ribadito che il bando del ministero degli esteri «non è il primo, è un accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra Italia e Israele. La scienza dev’essere libera, il boicottaggio non può esistere. L’Università le apre le porte, non le chiude».
©RIPRODUZIONE RISERVATA.