Cecchini, il decano degli avvocati

«Le prove contro l’imputato sono arrivate troppo tardi»

L’AQUILA. «La prescrizione? Il processo è nato troppo tardi. Non mi sento di gettare la croce su qualcuno per il fatto che adesso si rischia di non arrivare a un verdetto». Attilio Cecchini, principe...

L’AQUILA. «La prescrizione? Il processo è nato troppo tardi. Non mi sento di gettare la croce su qualcuno per il fatto che adesso si rischia di non arrivare a un verdetto».

Attilio Cecchini, principe del Foro, decano degli avvocati aquilani e parte civile nel procedimento, chiarisce così la piega che sta prendendo il processo che potrebbe non arrivare alla sentenza.

Siamo quindi di fronte a un processo nato sotto una cattiva stella?

«Quando è iniziato il procedimento a carico della vecchia commissione Grandi rischi, tutto ruotava intorno a quella riunione del 31 marzo 2009 a carico degli scienziati. Solo in un momento successivo sono state rese note le intercettazioni tra Bertolaso e la Stati e allora si è pensato a questo aspetto e alla riferibilità delle accuse all’ex capo della Protezione civile. Ma nel frattempo era passato molto tempo. Per cui già da allora i termini erano ristretti. La ragione di quello che è accaduto ieri è quasi tutta lì».

Il caso Grandi Rischi, però, è arrivato alla conclusione.

«Sì, anche perché il giudice Marco Billi si pose il problema della prescrizione disponendo un processo a tappe forzate con un’udienza a settimana. Ma, ripeto, aveva iniziato in tempo utile diversamente da quello che è avvenuto in questo caso».

Ma un giudice può dare corsia preferenziale ad alcuni processi rispetto ad altri?

«Per un giudice i processi sono tutti uguali: non può fare una selezione. Spesso ci sono delle dinamiche più forti delle forze che la giustizia può mettere in campo».

Queste vicende vanno oltre gli aspetti giuridici.

«Sì. Questo è un fatto storico. E poi ci sta di mezzo lo Stato. Il giudice si trova stretto tra le sacrosante aspettative dei familiari delle vittime e lo Stato. E non è cosa da poco».

©RIPRODUZIONE RISERVATA