Lolli: stop ai piagnistei e puntiamo sui progetti

Dopo lo scontro Pietrucci-D’Alfonso il vicepresidente chiede di voltare pagina ma avverte: «Non c’è sviluppo dell’Abruzzo senza le aree interne»

L’AQUILA. Non fa nomi, non scende nei particolari degli accadimenti che, negli ultimi giorni, hanno riempito le pagine di cronaca. Dallo scontro tra il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso e il consigliere regionale Pd, Pierpaolo Pietrucci, alla nomina del manager della Asl aquilana. Contrapposizioni tutte interne al Pd, che riflettono lo storico campanilismo tra la costa e il capoluogo abruzzese. Il vicepresidente della Regione, Giovanni Lolli, si chiama fuori «dalle polemiche e da un meccanismo di lagnanze, che non porta a nulla». Contano i fatti, la progettualità, la coesione. Il suo è un richiamo a tutta la classe politica, indistintamente.

Lolli, cosa ne pensa della bagarre pubblica che ha rinfiammato lo scontro tra L’Aquila e Pescara?

«Non voglio entrare nel merito dei diverbi e delle lamentele. È un meccanismo che non mi appartiene. I piagnistei infruttuosi danno solo una sensazione di debolezza. Basta con il piangerci addosso, con il solo risultato di farci buttare, ogni tanto, qualche osso per tenerci buoni».

Qual è il peso specifico, in questa fase storica, dell’Abruzzo interno rispetto al baricentro dell’intera regione?

«L’Aquila e le zone interne devono essere la guida dell’Abruzzo che, senza di noi, è condannato a diventare una “regionetta” di secondo livello, il fanalino di coda delle Marche. Se l’Abruzzo pensa di svilupparsi tralasciando questa parte di territorio, sbaglia di grosso. E non farà molta strada. Ma è arrivato il momento di abbandonare anche le battaglie difensive e perdenti, che ci relegano ad un ruolo marginale: le zone interne, insieme alla linea adriatica, sono la chiave dello sviluppo futuro di questa regione».

Un doppio invito: alla classe politica che governa le zone interne, meno polemiche e più fatti, e alla Regione perché sia più attenta?

«Sto lavorando con forza al progetto di sviluppo dell’Abruzzo, in particolare della provincia dell’Aquila. La voglia di riscatto si misura sulla capacità di mettere in piedi una valida progettualità, non sulle lagnanze improduttive. La scommessa delle zone interne si gioca sulle grandi infrastrutture, sulla trasversale verso Roma che toccherà L’Aquila e la Marsica, due aree tra l’altro integratissime, sulla Teramo mare e sulla velocizzazione del collegamento L’Aquila- Pescara. Ma non dimentichiamo che le zone interne hanno altre carte da giocare».

Facciamo qualche esempio?

«Il Laboratorio del Gran Sasso, la più grande camera pulita d’Europa che si trova all’interno della Thales Alenia, l’Università che continua a rivestire un ruolo di primissimo piano. Non dimentichiamo che tutto il sistema dell’automotive abruzzese, che rappresenta il 60% delle esportazioni della regione, viene progettato all’interno dell’ateneo aquilano».

Eccellenze che necessitano di un riconoscimento regionale?

«L’Abruzzo deve capire che le zone interne sono fondamentali per la crescita complessiva dell’intera regione. Stiamo spingendo su ricerca, innovazione, nuove imprese che arriveranno, sul turismo di qualità, sulla cultura e le infrastrutture. Possiamo fare dell’Aquila una “metropoli culturale”. Quella aquilana sarà una lunga estate con la Perdonanza, gli appuntamenti legati al progetto Ape (Appenino parco d’Europa), la giornata del jazz voluta dal ministro Franceschini. Di tutto ciò, e di molto altro, l’Abruzzo deve tener conto. Ma, al tempo stesso, le nostre rivendicazioni devono parlare la lingua della progettualità e dell’integrazione tra diverse aree geografiche».

Monica Pelliccione

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