Macerie, cambia la geografia delle aree

Lo stop ai siti di Pizzoli costringe la Regione a rivedere il piano per lo smaltimento.

L’AQUILA. Una nuova mappa delle aree idonee allo smaltimento. Lo stop a Pizzoli, con conseguente sequestro dei siti destinati a ospitare le macerie e, invece, trovati pieni di rifiuti, ha costretto il comitato tecnico a individuare altre zone. Le verifiche sono ancora in corso.

LA NUOVA MAPPA. E così, Pizzoli, con i suoi cinque siti disponibili, è uscito di scena e sono subentrate altre località. Si tratta, però, di un piano che, al momento, esiste solamente sulla carta in quanto va ricordato che la selezione delle macerie, 9 mesi dopo il terremoto, avviene soltanto in un sito, quello dell’ex cava della Teges di Paganica. La Regione ha individuato altri sei siti idonei, ma per alcuni sono ancora in corso i controlli da parte dei gruppi tecnici mentre per gli altri si è in attesa degli appalti che i Comuni dovranno affidare alle ditte incaricate prima del trasporto e poi della lavorazione dei materiali derivanti da crolli, demolizioni, ristrutturazioni e adeguamenti sismici. Qualcosa come tre milioni di metri cubi di materiale il più eterogeneo possibile, per un peso complessivo stimato di circa 4 milioni e mezzo di tonnellate.

I SITI PUBBLICI. Sono tre quelli individuati. Il primo, però, è quello già funzionante di Paganica, giudicato idoneo per il deposito temporaneo e per la delicata fase del trattamento. Sono ancora in corso le valutazioni, invece, sulla possibilità di procedere anche al ripristino ambientale del sito attraverso la collocazione degli inerti, cioè del materiale già trattato e «depurato» di qualsiasi scoria pericolosa, oltre che dei materiali destinati alla fase del riciclo. L’altro sito si trova nella zona industriale di Bazzano, che dopo il terremoto ha avuto un incremento nel numero di attività che vi sono state impiantate. Una parte della piana a ridosso degli stabilimenti è stata ritenuta teoricamente idonea per ospitare un altro sito di deposito temporaneo e di trattamento. Ma, al primo gennaio 2010, per dare il via libera a questo tipo di attività mancavano ancora alcuni passaggi.

La terza area pubblica, utilizzabile come discarica, deposito temporaneo e sito per il trattamento, è quella che si trova in località Forfona, in territorio comunale di Barisciano. Quella presa in considerazione viene ritenuta un’area particolarmente idonea, anche dal punto di vista logistico, per il trattamento delle macerie in quanto è stata individuata una discarica di rifiuti solidi urbani, come sono qualificate, appunto, secondo la legge, le macerie, e anche un’area limitrofa a servizio dell’impianto. In questo caso non ci sono ulteriori verifiche da effettuare. Mancano soltanto gli appalti per poter cominciare a lavorare i materiali.

I SITI PRIVATI. Sono quattro, invece, gli impianti di proprietà di privati che sono stati inseriti nella mappa stilata dal comitato. Si parte, per restare nel cuore del cratere sismico, elemento, questo, che ha guidato le scelte dei tecnici anche per ottimizzare le risorse evitando inutili dispendi, da Roio Piano. Nella frazione è stata individuata un’area, non molto grande, che appartiene a una vecchia cava dismessa. In questo sito, tuttavia, possono essere effettuate anche le attività di deposito temporaneo e trattamento, oltre a quella del ripristino ambientale.

La cava (in esercizio) di San Lorenzo di Barisciano, invece, ha ricevuto l’idoneità al solo ripristino ambientale di materiale «depurato» perché trattato altrove. Sempre a Barisciano è stato preso in considerazione un terzo sito, quello della discarica di inerti sempre in località Forfona, dove si può procedere anche alla selezione delle macerie. Infine, l’ultimo sito tra quelli presi in considerazione è quello di località Corazzano di Isola del Gran Sasso dove esiste una discarica di inerti. Anche in questo caso, però, manca l’ok definitivo per autorizzare il deposito temporaneo e il trattamento.