Marche, la terra trema per 9 volte

L’epicentro tra Macerata e Fermo, le scosse avvertite anche in Abruzzo.

ASCOLI PICENO. Il cratere si sta spostando a nord. Una serie di scosse di terremoto in un giorno getta nel panico i marchigiani. Dopo i primi avvertimenti di domenica 10 gennaio - con una decina di scosse avvertite distintamente e altre solo strumentali - ieri altre 9 scosse, tre delle quali forti: quella di magnitudo 4.1 alle 14,35, a una profondità di 24.1 chilometri, dopo la prima di magnitudo 4.0 delle 9,29, registrate a cavallo fra le province di Macerata e Fermo, precedute e seguite da repliche minori. L’ultima alle 20,05: magnitudo 2.8.

«Non c’è un rapporto di causa-effetto fra il terremoto del 6 aprile in Abruzzo e la sequenza in atto nelle Marche, anche se potrebbe esserci qualche influenza di minore entità legata all’energia di deformazione che viene assorbita dalle zone sismogenetiche circostanti», afferma il direttore della divisione di Sismologia dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Antonio Piersanti. Non si sono registrati danni seri, ma lo sciame sismico riporta la paura in una regione che con il terremoto ha dovuto fare i conti più volte (1972 e 1997). Stavolta l’epicentro è localizzato fra i comuni di Sant’Angelo in Pontano e Loro Piceno (Macerata), Falerone, Montappone e Monte Vidon Corrado (Fermo), nel triangolo industriale di calzature e cappelli.

Ma le due scosse più forti sono state sentite da Ancona fino in Abruzzo, nella Val Vibrata e nell’aquilano e ad Ascoli Piceno. In tutti i comuni colpiti dal sisma centinaia di persone si sono riversate in strada, mentre nelle scuole dei comuni più prossimi all’evento sismico sono scattati i piani di evacuazione degli studenti. Il direttore della Protezione civile regionale, Roberto Oreficini, ha inviato squadre a supporto di vigili del fuoco, questure e comandi dei carabinieri per le prime verifiche che hanno escluso danni rilevanti.

Qualche calcinaccio caduto, piccole crepe negli edifici più vecchi e in vecchie chiese di Falerone (il campanile di Santa Margherita), Belmonte Piceno e Montelparo (Fermo) e a Ripe San Ginesio (Macerata). Qui il sindaco ha disposto la chiusura precauzionale di due scuole elementari e della materna, in attesa di nuove verifiche statiche.
Fra le scuole sgomberate provvisoriamente ieri mattina, quelle di Sant’Angelo in Pontano, San Ginesio, Belforte e Mogliano nel Maceratese, e di Monte Giorgio nel Fermano, con 250 bambini e ragazzi per qualche ora trasferiti in una palestra ritenuta più sicura.

«Storicamente questa specifica zona non ha mai dato grandi terremoti ed è classificata come un’area di media pericolosità sismica, comunque un evento tellurico significativo non può essere escluso del tutto» spiegano il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia Enzo Boschi e il direttore della divisione di Sismologia Piersanti, «nell’area dell’epicentro il terremoto più forte risale al 1873 (magnitudo 6), ed eventuali problemi potrebbero nascere solo in relazione alle condizioni statiche degli edifici».