Marelli, si chiedono 40 assunzioni per smaltire il lavoro

Domani riprende la trattativa fra l’azienda e i sindacati In discussione non solo i nuovi turni voluti dalla Fca

SULMONA. La semplice minaccia di un altro pacchetto di scioperi fa virare l’azienda verso la riapertura della trattativa, con la convocazione di un nuovo incontro fissato per domani. Sono bastate le prime tre assemblee spalmate sui rispettivi turni di lavoro per ottenere un’apertura dai vertici della Magneti Marelli. La scorsa settimana si sono concluse le assemblee che la Fiom-Cgil ha convocato con le tute blu dello stabilimento. Confronti piuttosto animati in cui i lavoratori hanno confermato la loro intenzione di tornare a scioperare se non si recederà dalla “batteria” dei 18 turni.

Appena appresa la notizia, però, della convocazione di un ulteriore incontro dopo quello dei giorni scorsi, lavoratori e sindacati hanno votato sul congelamento degli scioperi. Un atto di responsabilità in una trattativa che si presenta tutt’altro che di semplice definizione e da cui potrebbe dipendere il destino della fabbrica più grande del territorio coi suoi 636 dipendenti.

D’altro canto i nuovi turni sul modello americano sono ormai diventati di casa negli stabilimenti Fca (Fiat Chrysler Automobiles) e l’azienda ha detto in tutti i modi che indietro non si torna e non si può tornare. Una deroga tutta sulmonese, dunque, sarebbe da escludere, anche se la trattativa potrebbe scivolare dai nuovi turni alla nuova proposta della Fiom-Cgil di assumere 40 lavoratori giovani e del territorio per smaltire i carichi di lavoro in eccesso, alla base del malcontento degli operai.

«I lavoratori vengono da sei anni di stress fortissimo», riferisce Pietro Campanella della segreteria della Fiom-Cgil, «per questo noi abbiamo chiesto che si assumano 40 nuovi dipendenti e non che si facciano venire 30 trasfertisti, cioè lavoratori in prestito da altri stabilimenti della galassia Fiat».

Su questo e su una diversa organizzazione del lavoro si giocherà la partita, anche se entrambi i contendenti sembrano arroccati sulle loro posizioni. «Non transigiamo sulla necessità di cambiare i turni e con noi i lavoratori», aggiunge Campanella, «e non certo di accontenteremo di compromessi al ribasso».

Alla base del malcontento ci sono i nuovi i turni, entrati in vigore da ottobre scorso sul modello americano. La rivoluzione d’Oltreoceano nel gruppo Fca prevede i sabati e le domeniche fra i giorni lavorativi, con la settimana che passa dai 15 turni ai minimo 18 o massimo 20.

Federica Pantano

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