Masciovecchio: troppi ricorsi e opere pubbliche al palo 

Dopo la denuncia di Cialente interviene il presidente dell’Ordine provinciale degli Ingegneri: «Esclusione per due anni dalle gare pubbliche per le ditte che si rivolgono al Tar senza motivi validi»

L'AQUILA. È l'eccesso di contenziosi la causa prima del blocco della ricostruzione pubblica. Troppi ricorsi, che arenano la partenza dei cantieri.
L'Ordine degli Ingegneri lancia una proposta, da trasferire al Governo: una sorta di penale per le ditte edili che fanno del ricorso al Tar un abuso, anche quando non sussistono i presupposti. In caso di bocciatura, le imprese verranno interdette per due anni dalla partecipazione a bandi pubblici. Tutt'altro che una provocazione. «L'unico modo per accorciare i tempi biblici della ricostruzione pubblica», dichiara Elio Masciovecchio, presidente dell'Ordine provinciale degli Ingegneri, «che segna il passo rispetto a quella privata».
Gli esempi non mancano: le scuole cittadine, come la De Amicis a San Bernardino, le sedi degli enti pubblici, con il caso più eclatante: palazzo Margherita finanziato con i fondi del sistema del Credito cooperativo italiano, i cui lavori sono partiti a otto anni dal sisma. Tutto bloccato, invece, per l'aggregato del Liceo Classico, biblioteca provinciale, convitto e sede della Camera di commercio, dove si è ancora in fase di progettazione.
TROPPI CONTENZIOSI. Il ricorso al Tar come malcostume consolidato: una lotta tra imprese che produce ritardi e contenziosi. La vede così il presidente Masciovecchio, che parla di idea rivoluzionaria: «Propongo, per frenare l'eccesso di contenziosi nella ricostruzione pubblica, che qualora i ricorsi siano strumentali o non giustificati, la ditta venga esclusa per due anni dalle gare pubbliche. Un deterrente per le imprese che si rivolgono alla giustizia amministrativa in modo spregiudicato».
PROGETTI VALIDI. Altro tallone di Achille è la progettazione. «L'eliminazione dell'applato integrato, in cui il progetto esecutivo veniva redatto dal progettista dell'impresa», sostiene Masciovecchio, «ha risolto solo in parte il problema. C'era una stortura a monte, con i tecnici che facevano spesso gli interessi dell'impresa, invece di quelli della collettività. Proprio questi progetti, relativi alla ricostruzione pubblica post- sisma, hanno avuto necessità di maggiori varianti in corso d'opera».
NO AL GENIO CIVILE. «È scandalosa la situazione della ricostruzione pubblica all'Aquila. Non si è fatto quasi nulla», l'analisi di Masciovecchio, «le poche opere portate a termine, come la nuova ala del Tribunale, o il tunnel intelligente, che si sta realizzando in centro, sono all'avanguardia e tecnologicamente avanzate, ma si tratta di briciole rispetto alla quantità di interventi totali. Appare assurdo anche che il Provveditorato alle Opere pubbliche debba depositare il progetto al Genio civile, pur essendo un organismo superiore. Passaggio questo, che comporta un'ulteriore dilatazione dei tempi».
COMITATO PERMANENTE. Un'omologazione della normativa per il sisma del 2009 a quella del Centro Italia. «Dobbiamo pretendere che i provvedimenti siano analoghi, soprattutto in materia di appalti pubblici», fa notare il presidente degli Ingegneri, «il problema della ricostruzione all'Aquila è la tempistica, non la bontà degli interventi. Proponiamo l'istituzione di un Comitato permanente per la ricostruzione pubblica, presieduto dal Provveditorato alle opere pubbliche, che dia il via libera ai progetti saltando il passaggio del Genio civile. Un provvedimento che consentirebbe di far partire molti cantieri per il rifacimento delle scuole».
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