Maxi-bollette nel Piano Case, monta la protesta all'Aquila 

Giovedì sera a Bazzano è prevista un’assemblea pubblica. I cittadini: vogliamo pagare solo i nostri reali consumi

L’AQUILA. Tra gli inquilini del Progetto Case e il Comune dell’Aquila siamo ormai allo scontro. Al centro della querelle le cartelle da tremila e più euro che l’Ente sta inviando indistintamente a tutti gli assegnatari degli alloggi antisismici realizzati per accogliere i terremotati. Bollette con l’unica dicitura «Sisma 2009, richiesta versamento acconto per utenze domestiche e spese per spazi comuni».

I cittadini, in attesa che il Comune riesca a determinare i consumi di ciascun nucleo familiare, non ci stanno a pagare un cifra forfettaria. E annunciano per giovedì prossimo, alle ore 21, un’assemblea per mettere in piedi una strategia volta a contrastare, tutti insieme, l’iniziativa dell’amministrazione comunale. L’appuntamento è a Bazzano, alla tenda Amica.

«Sin dal primo aprile 2010 il Comune sapeva che la Protezione civile aveva volturato le utenze con il conseguente invio delle fatture allo stesso Ente», afferma Pina Lauria, tra i promotori dell’assemblea di giovedì prossimo. «Con delibere di consiglio, nel 2011 è stato prima approvato il regolamento condominiale e poi l’affidamento a un’impresa specializzata, tramite gara, dell’amministrazione condominiale. Gara indetta, con determina dirigenziale, il 30 dicembre del 2011 ma poi sospesa, con una delibera di giunta, il 25 luglio scorso. Il tutto per affidare la gestione del Progetto Case a una società comunale in cui poter riassorbire il personale in esubero delle aziende partecipate. Nelle more della costituzione della società pubblica, il Comune sta ora inviando le famigerate richieste di pagamento. Poiché ogni alloggio è dotato di contatori che misurano in kilocalorie, il Comune avrebbe potuto stabilire il reale consumo di ogni nucleo familiare. O meglio, avrebbe potuto farlo se non avesse sospeso la gara. Avrebbe potuto anche chiedere un’autolettura agli stessi inquilini. Invece, così non è stato. Ed è evidente che i cittadini non sono responsabili dei ritardi (voluti) del Comune che, probabilmente, deve trovare la "quadra" sulla costituzione della società pubblica e sulla sua natura giuridica».

Ma non solo. I terremotati “ospiti” del Progetto Case, puntano il dito contro l'importo omnicomprensivo – senza nessuna distinzione tra ciò che si riferisce al riscaldamento, ciò che si riferisce ai consumi idrici e ciò che è spesa per le parti condominiali – che il Comune sta chiedendo.

«Si tratta», incalza Lauria, «di somme molto alte, fino a 5.500 euro! I cittadini vogliono pagare, ma solo quanto realmente consumato. Inoltre, su queste bollette è inclusa anche la ripartizione del gas consumato negli alloggi non assegnati, dove il riscaldamento è comunque acceso. L’inadempienza del Comune, riconducibile alla sospensione della gara prevista dalla delibera del 2011, non può essere fatta ricadere sulle spalle dei terremotati che, nel frattempo, stanno già pagando le utenze per la luce elettrica, per il gas uso cucina e per l'acqua. Tutte le inefficienze – passate, presenti e future – non possono essere scaricate sui terremotati. Dal Comune», conclude Lauria, «vogliamo sapere quando sarà costituita la società pubblica che andrà a verificare e i reali consumi e come faranno i cittadini ad avere un rimborso. E ancora, chi opererà i conguagli, se nel frattempo gli appartamenti in questione verranno lasciati per rientrare nelle nostre vere case». Domande per ora senza risposte. Ma intanto gli inquilini dei 19 quartieri del Progetto Case si preparano ad affrontare un’aspra battaglia.

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